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Ricordati di noi
Ricordati di noi che abbiam vissuto
amato e riso e pianto
e calpestato suoli e arato campi
e in casa abbiamo partorito figli
Ricordati del nostro urlare muto
che diveniva immaginario canto
dinnanzi alle vallate e a spazi ampi
o al conturbante profumo dei tigli
Tu che passi soltanto
tu che distrattamente leggi nomi
scolpiti sulla pietra fredda e grigia
nomi che mai metteresti a tua figlia
come Cleonice, Aurelia o Luigia,
ricordati di noi che firmavamo
con tremolanti croci
pesanti per la mente e per il cuore
Noi silenziose voci
nell’opprimente famiglia del padre,
Ricordati di noi che abbiam vissuto
amato e riso e pianto
e calpestato suoli e arato campi
e in casa abbiamo partorito figli
Ricordati del nostro urlare muto
che diveniva immaginario canto
dinnanzi alle vallate e a spazi ampi
o al conturbante profumo dei tigli
Tu che passi soltanto
tu che distrattamente leggi nomi
scolpiti sulla pietra fredda e grigia
nomi che mai metteresti a tua figlia
come Cleonice, Aurelia o Luigia,
ricordati di noi che firmavamo
con tremolanti croci
pesanti per la mente e per il cuore
Noi silenziose voci
nell’opprimente famiglia del padre,
un pugno in tasca e un altro sul costato,
rubavamo i pensieri come ladre
Tu che sorridi e ci regali un fiore
ricorda che per te abbiam lottato
Tu che sorridi e ci regali un fiore
ricorda che per te abbiam lottato
Blumy ha detto:
che brava, Sara, ad aver ricordato le donne che hanno vissuto prima di noi e che, un qualche modo, ci hanno cucito un pezzo d’Italia con la fatica delle loro mani, ma anche con la saggezza e l’intelligenza, un po’ di quello che siamo noi oggi
donatellarighi ha detto:
“Un pugno in tasca e l’altro sul costato”, un verso iconografico che riporta all’arte russa dei primi del ‘900, quasi retorico, ma efficacissimo per dire quel che sono state le donne… e che, sì, sono ancora.
marinaraccanelli ha detto:
una vera ode al valore silenzioso e misconosciuto delle donne che ci hanno preceduto; avevano una forza che noi spesso non sfioriamo neppure.
La forma poetica ritmata ben si addice al soggetto, risaltano a maggior ragione le sapienti rotture del ritmo, simili a voli
marina
Sara Ferraglia ha detto:
Donatella : verso iconografico, quasi retorico,sì. Hai colto nel segno, perchè la poesia è nata guardando una vecchissima fotografia.
Blumy: grazie del passaggio e dei graditissimi commenti, che diventano ancora più graditi quando vanno oltre la forma, spesso non condivisa, del mio modo di esprimermi
Marina : il ritmo…eh già! Non me ne posso liberare! Ce l’ho nel sangue come certa musica. Sopportatemi ogni tanto!
Grazie a tutte
Sara
maria gisella catuogno ha detto:
Bella, Sara. Se la meritano questa memoria le tante donne che hanno attraversato in silenzio tanti secoli col fardello del lavoro dei campi, dei figli capitati, dei maschi prepotenti.
Gisella
paolalovisolo ha detto:
Ricordati del nostro urlare muto
che diveniva immaginario canto
*
versi senza retorica, sinceri di una comprensione notevole di certa condizione femminile del passato.
concordo con Marina per il ritmo le rime e l’ assonanza
che non tengono la lingua legata a seguirli ma proprio perché rotti e ripresi distendono con dolcezza la composizione tutta.
l’ innesco, leggo, è una foto, che come un uncinetto che recupera le maglie perse riporta a galla un patrimonio genetico che se non custodito se ne va alla deriva.
aggiungo che RAI STORIA ottimo canale spesso manda in onda documentari sulla condizione femminile degli ultimi decenni abbracciando tutte le classi sociali con un occhio attentissimo a quella contadina.
un saluto
paola
Sara Ferraglia ha detto:
Sono davvero molto lusingata. Un incoraggiamento che, in questo momento, è come uno spintone fortissimo alle spalle , che però mi “precipita” all’insù!
Grazie Paola
Sara