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Già il titolo La storia insegna e il sottotitolo – poema storico – civile – ( Nota introduttiva di Walter Loddi – Edizioni Pendragon 2007) ci indicano che siamo di fronte ad un testo poetico di impegno civile, a un autore che prende posizione nella società, oltre che raccontare l’uomo e il suo mondo, i sentimenti e i turbamenti individuali.
Pochi sono i contemporanei che si confrontano in poesia con questo genere, Dall’Olio lo fa con un piccolo volume di ampio respiro che si compone di quattro parti nei quali ripercorre la storia italiana e europea del novecento ricordando grandi e piccoli avvenimenti, politici, letterati scienziati, cantanti come Edith Piaf e persone comuni.
Il primo dei quaranta libri di cui si compone l’opera inizia con questo verso:

“ Ogni volto trascina con sé la sua terra”

Non si tratta di un volto qualunque. È il volto di un politico e intellettuale italiano, di uno dei fondatori del P.C.I. Antonio Gramsci le cui opere sono tra le più citate nella letteratura internazionale. E il volto di Gramsci lo troviamo disegnato, come  in un negativo di fotografia, nel retro di copertina con sotto questi versi secchi, duri, apparentemente privi di speranza:

così è stato il Novecento
molti ideali sono stati sogni
che hanno generato altri mostri
dal comunismo è uscito Stalin
dal capitalismo il disastro ecologico
dal benessere la noia consumistica
dalla libertà un freddo egoismo
dalla solidarietà una competizione spietata
dal libero amore lo sfruttamento
dall’uguaglianza una viscida disparità
dalla democrazia uno strisciante dominio.

Assieme a Gramsci  Dall’Olio ci conduce in Sardegna dove si sofferma a descrivere le bellezze naturali:

“… l’Ogliastra ha denti grandi
con bocche strette di balena
salendo nel fuoco freddo
del mare d’inverno
i pesci sono virgole sulle pagine azzurre…”

ma nel volto dell’intellettuale sardo c’è anche la storia della sua terra, come in ogni uomo.
Ecco che allora il poema si apre e si dipana in un racconto a tre voci, Gramsci che funge da commentatore, e un uomo e una donna all’interno di un viaggio immaginifico nell’ Italia e nell’Europa nel Novecento, viaggio che è terra e cultura, humus dal quale sono fiorite le società di oggi.

 “ ricordo una donna
una donna libera
asola del mio corpo in fuga
sono morto di illusione
per un’Italia riscattata
dal potere dei pochi
meridione terra ostaggio
terra privata del futuro….”

Queste sono le parole quasi profetiche che l’autore ha fatto dire al patriota Carlo Pisacane in una tappa del cammino che in parte abbiamo attraversato tutti noi. Oltre a riferimenti alle prime sommosse italiane, alla questione meridionale, a Garibaldi, alla storia dell’unità d’Italia molte sono le poesie dedicate ad avvenimenti più recenti.

Nel libro VI appare Aldo Moro e la riflessione è d’obbligo:

Una voce sbucava
dalla fumana di Ostia

“il mio volto
il mio volto appassito dalla stanchezza
di palazzo
un volto di scirocco e carità
negli affetti stracciati
per i miei cari
avevo chiesto di salvarmi
chiesto ai miei amici
che chiamavo per nome
Nel momento di scegliere
i cortigiani riscoprono il regno
la mia consacrazione
la loro sopravvivenza
la loro fermezza
la mia umanità
la loro disciplina
la mia implorazione…

Dopo questa immagine segue il ricordo dell’autore sul giorno in cui apprese la notizia dalla sua professoressa.
Nonostante il tema sia la storia, il libro è un testo tipicamente poetico.
Con un linguaggio privo di retorica, quasi asciutto, l’autore lascia parlare le vicende e i personaggi che si avvicendano e che evocano un periodo storico e in particolare l’atmosfera che vi si respirava. Pochi versi bastano a far rivivere l’evento, non è necessario sovrabbondare con le parole.

Ecco come nel libro XVI la donna ci parla del muro di Berlino :

“L’Europa aveva un cuore diviso
molte persone sono morte
sono morte come me
per ricucire quel cuore
sono una donna
una donna di teatro
sono morta per curare l’infarto
che sezionava Berlino…”

Otto versi che ci riportano alla tragedia di una città divisa.

I due personaggi uomo e donna si perdono durante il viaggio e si ricercano, in un continuo alternarsi tra i fatti della storia e ricordi personali dell’autore che non nasconde gli errori e le paure del secolo, ma anzi le evidenzia con sapienza di linguaggio, le mostra perché le parole restino come esperienze-pietre dalle quali saltare per la rinascita di una società più etica.
Alle parti storiche nei libri vengono contrapposti temi e problematiche sociali del 900 ma anche del terzo millennio.

C’è Campo, un amico stroncato dall’aids

“… picchia l’artiglio della memoria
Alla mia generazione tranciata
da quel buco nero
generazione falciata dall’aids
coperto oggi dal silenzio
Campo era un amico
se l’è portato via anche lui
in pochi mesi
freddo e sciancato dentro…”

c’è la voce degli immigrati, degli emarginati, degli zingari

“ ci siamo anche noi
Noi gente nera di Nigeria e Ghana
anche noi lavorare in nero
muratori e pomodori
la mattina presto autobus
chi è più grosso è primo
più pagato
siamo in tanti nelle baracche
dopo viaggio dai nostri paesi
a Libia per scafo
verso Italia clandestino
qua stare bene
molti clandestini
qua a Napoli”

c’è anche la tragedia di Vermicino di cui riporto la parte iniziale che, prima raccontare la fine di Alfredino, sottolinea il dilagare dei prodotti culturali di facile e immediato consumo offerti dai massmedia.

Libro VII

A Vermicino
è morto nel pozzo
è morto un bambino
da quel giorno di rozzo clamore
la tv non ha preso congedo
cucinando nel suo mediatico forno
le nostre emozioni
dalla realtà al reality
si cancellano ricordi e passioni
triste lentezza degli uomini!

Tornando al viaggio molte sono le città “ri-visitate” da Napoli a Berlino, Parigi Calisa, Bonifacio, Gela e altri luoghi; moltissimi gli avvenimenti e i personaggi, dalla tragedia di Vermicino, alla caduta, come abbiamo letto prima, del muro di Berlino alla Guerra di Sarajevo, ai tentativi delle nazioni slave di rinascere nel rispetto della loro tradizione, alla guerra del Vietnam, alla bomba di Hiroscima, alle sacche alluvionate del Polesine.
Un libro quindi in cui la storia è il filo che unisce tutte le poesie, la storia che dovrebbe insegnare e che spesso passa come acqua di fiume, sporca o limpida che sia, tanto che alla fine l’autore immagina un Gramsci scosso:

Anche i crimini del comunismo
vanno ricordati
la morte di milioni di innocenti
i deportati
la ferocia di una cieca ortodossia
il culto di Stalin
gli Oxha e i Ceausescu
criminali della ragione di stato
nonostante il sogno
della storia liberata

Il libro, “La storia insegna”, titolo non a caso preso da una frase di Gramsci, si conclude proprio con la citazione del politico “ La storia insegna / ma non ha scolari”.
E il motivo per cui non è ascoltata penso che l’autore l’abbia ben evidenziato nel XVII libro là dove è scritto:

“ indifferenza
museruola di ogni indignazione
silenziatore delle urla dei morti”

Un’opera che dunque “tuona” provando a smuovere le coscienze, non per ricalcare sogni-illusioni, ma per far riflettere, per far sì che l’uomo si riappropri della consapevolezza del suo ruolo e delle proprie idee. Dalla storia all’importanza dell’impegno personale e civile che deve tornare a essere primario e non farsi fagocitare “dall’ alienazione, dal diventare aridi.”
Se leggiamo il poema e riviviamo assieme all’autore e ai personaggi la storia del novecento si giunge alla conclusione che la storia poco ci ha insegnato e che facciamo come la scimmietta che non vede, né sente, né parla.
Dall’Olio invece parla e ricorda e con i suoi versi invita il lettore a meditare sulla situazione attuale, ma anche sull’eredità storica che ci portiamo appresso e che ha aperto all’oggi, quell’oggi che può essere salvato dal degrado o almeno aiutato con l’impegno civile di ogni persona.
E questo impegno può essere risvegliato anche dalla lettura di una poesia o meglio da un poema storico civile come questo.

Nota biografica : Roberto Dall’Olio è nato a Medicina ( Bo) nel 1965. Insegna filosofia e storia al liceo classico “ Ariosto” di Ferrara. Ambientalista  “trasversale”, membro della fondazione Alexander Langer, ha pubblicato articoli su riviste e Entro il limit: la resistenza mite in Alex Langer (La Meridiana 2000). Per le edizioni  Pendragon oltre a  La storia insegna è uscita la sua raccolta di poesie Per questo sono rinato con una nota di Roberto Roversi.