L’utopia di Moebius
di Alessandra Fagioli (L’Autore Libri Firenze – 2007) racconta una storia diversa sia perché tratta di un tema poco affrontato in narrativa, l’handicap sia esso fisico, sensoriale, acustico, psichico, sia perché lo svolgersi della vicenda che è ambientata a Egiziaca, una città ideale, porta il lettore a interrogarsi su quale sia il miglior stile di vita delle persone sfortunate che tutti noi incontriamo nelle nostre città reali.
Le prime pagine ci introducono in una città ideale, Egiziaca appunto, costruita seguendo le tre prospettive del XV secolo esposte a Baltimora, Berlino e Urbino. L’unione di queste tre città crea un ambiente affascinante dal punto di vista estetico, ma nello stesso tempo inquietante per il protagonista il Dr. Gemini incaricato di visitarla per relazionare su questo atipico agglomerato che ospita disabili.
L’artefice di tutto il progetto è Moebius che ha voluto concretizzare la sua utopia: una città a portata di handicap, un luogo dove la diversità diventi la normalità.
Cittadini di Egiziaca sono autistici, paraplegici, sordi, ciechi, tra i quali vivono anche persone cosiddette “normali” oltre che assistenti sanitari e accompagnatori.
Moebius però non si limita a capovolgere la prospettiva di vita, ma in locali chiusi o spazi aperti organizza feste, rappresentazioni teatrali, gare di abilità.
La descrizione delle scene è molto accurata e alcuni personaggi risaltano sugli altri diventando così coprotagonisti come il Poeta paraplegico che insinuerà dubbi sulla reale felicità degli ospiti nel Dr. Gemini.
La lettura porta quindi a riflettere sui mondi paralleli vissuti da queste persone. Ricordo la descrizione di una donna su una bicicletta che lustra il suo supporto motorio perché parte integrante del suo corpo, la partita a dadi tra autistici dove dalle facce dei dadi i giocatori hanno cancellato i semi delle carte o i numeri. Praticamente tirano i dadi senza un ordine logico, senza comunicare o forse comunicando in un modo sconosciuto.
Tutto in fondo è illogico in questa città perché se vengono meno le barriere che impediscono di vivere nella realtà una vita normale, gli stimoli ai quali sono sottoposti i cittadini li portano ad amplificare, nel privato delle loro abitazioni, fobie, ossessioni.
Egiziaca è un paradiso o un inferno? La risposta viene lasciata al lettore.
Il romanzo nonostante sia supportato da una profonda conoscenza delle varie patologie, è tuttavia sviluppato come un giallo per cui la lettura trasporta chi legge in un ambiente pieno di indizi, di tracce, di enigmi che Gemini, il protagonista riuscirà a raccogliere e che ribalta, forse, l’apparente impressione positiva.
Un libro diverso quindi in tutti i sensi che oltre ad essere di piacevole lettura ha il pregio di focalizzare l’attenzione su un problema attuale qual è l’inserimento dei disabili nella società e sulle potenziali intrinseche di questi fratelli “minorati” .
Sandra Palombo
Blumy ha detto:
sembra molto interessante, questo libro. Moebius non mi nuovo …
la tua presentazione è precisa ed efficace.
domaccia ha detto:
Davvero molto accurata e “riassuntiva” la tua presentazione!
La modalità con cui si sviluppa il tema ispiratore mi pare originale.
antonellapizzo ha detto:
un’utopia appunto, nessun luogo – buon luogo – un tema complesso da trattare e da quello che leggo pare che sia stato trattato come si deve; Egiziaca sembra una delle città invisibili di Calvino di cui si è parlato tempo addietro su questo blog. garazie Sandra per la proposta. antonella
marinaraccanelli ha detto:
una storia originale e spiazzante, che ribalta i luoghi comuni attraverso una finzione fantascientifica – così mi pare di aver capito dalla tua presentazione molto ben scritta, invogliante davvero…ma Moebius, non è lo pseudonimo di un disegnatore affascinante, accuratissimo ed allucinatorio – non saprei se fantascientifico o fantasy, forse ricordo male ed è anche un po’ ironico…omonimia o citazione?
ciao
marina
sandrapalombo ha detto:
Grazie per la lettura. Il libro è complesso e sì , forse, Marina ha ragione, può essere benissimo che il nome Moebius sia stato preso “in prestito” dal disegnatore accuratissimo e allucinatorio. Curati e surreali sono tante scene del libro e l’autrice, è un’appassionata studiosa d’arte, oltre che docente di storia della fotografia e di storia dello spettacolo all’Accademia delle Belle Arti di Roma.
Marina, la prossima volta, prima di scrivere una scheda di lettura, ti chiederò una consulenza… e grazie per per l’indizio prezioso.
Sandra
Chiara Sambo ha detto:
Inquietante è la parola che mi suggerisce la tua presentazione. Il tema è uno di quelli importanti, per non dire urgenti, della nostra moderna civiltà (sto pensando in questo momento alle protesi – miracolose – di Pistorius, e alla problematica di tipo anche etico che sta sotto il suo caso). Affrontarlo con un taglio narrativo deve essere stata un’impresa, ed è lodevole. Lo cerco, lo leggo. Ti ringrazio.
ritabonomo ha detto:
Questa recensione la giro immediatamente ad un mia amica architetto che sta percorrendo la stessa via con la stessa passione ed un grandissimo credo che spero possa realizzarsi.
Grazie Sandra.
Rr
ritabonomo ha detto:
Ordinato il libro. alla mia amica glielo regalo io stessa non senza dirle che me lo hai detto tu. 😉
sandrapalombo ha detto:
Rita, grazie …da parte dell’autrice. Sandra