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100 top inspiring women 2011, abbandono, adozione, bambine, bambine abbandonate, Cina, guardian, le figlie perdute della cina, politica demografica, superstizione, tradizioni ataviche, xinran
La Cina è un paese tanto affascinante quanto misterioso, patria di millenarie tradizioni e antiche usanze verso cui spesso si guarda con grande rispetto. Ma questo enorme bagaglio culturale porta con sé anche molti lati oscuri che difficilmente si riescono ad accettare e comprendere. Alla fine del 2007, per esempio, in tutto il mondo gli orfani cinesi adottati erano arrivati a circa 120mila e si trattavano quasi esclusivamente di bambine: perché? Una spiegazione si trova nel libro Le figlie perdute della Cina della giornalista cinese Xinran, tra qualche giorno in libreria per Longanesi.
Xinran, classe 1958, ha lavorato per anni come giornalista e conduttrice radiofonica tra Pechino e Nanchino. Dal 1997 vive a Londra dove cura una rubrica fissa sul Guardian. Ha fondato nel 2004 l’organizzazione no profit The Mother’s Bridge of Love, allo scopo di aiutare i bambini cinesi che vivono in condizioni di disagio e di creare un ponte culturale tra la Cina e l’Occidente. La sua opera più famosa è il bestseller La metà dimenticata, un saggio che racconta della difficile condizione della donna nel Paese del Dragone. Grazie al suo profondo impegno è stata inserita nelle 100 Top Inspiring Women 2011, l’elenco delle donne più “illuminate” redatto dal Guardian.
Con Le figlie perdute della Cina, che abbiamo avuto l’occasione di leggere in anteprima, Xinran svela e racconta uno degli aspetti più terribili della cultura cinese, il fenomeno dell’abbandono, e in altri casi dell’uccisione, delle figlie femmine. I motivi principali che la giornalista individua già nell’introduzione sono tre: un sistema di distribuzione della terra che è rimasto immutato da più di duemila anni, e per il quale solo attraverso i figli maschi si può ottenere vantaggi; l’ignoranza in materia sessuale combinata al boom economico; infine, altrettanto importante, la politica del figlio unico, introdotta all’inizio degli anni Ottanta con lo scopo di controllare l’enorme esplosione demografica cinese.
Questo libro sofferto, che l’autrice ha realizzato dopo molti anni di ripensamenti, raccoglie dieci racconti dedicati ad altrettante donne, dalla levatrice alla contadina, dall’impiegata alla studentessa, tutte accomunate da esperienze tragicamente simili. Sono storie vere che Xinran ha raccolto negli anni dei suoi viaggi attraverso il gigante asiatico, incontrando queste madri che hanno dovuto scegliere di andare contro la loro natura, rinunciando ai frutti del loro grembo solo perché nati col sesso “sbagliato”.
Un libro crudo e toccante che fa fremere dalla rabbia.
Andrea Bress 18 Maggio 2011
panorama.it Libri
marta ajò ha detto:
Una realtà conosciuta e sottaciuta da tutti. Qualche denuncia delle donne occidentali ma mai nessuna presa di posizione consistente da parte dei governi…perché è sempre prevalsa la logica degli accordi economici.
casualmente, la protagonista del romanzo cui sto lavorando esce da quella realtà, speriamo di non offenderla…
andrò subito ad acquistarlo, grazie!
m.gisella catuogno ha detto:
Ho sentito parlare di questo libro da Gabriella Caramore nella trasmissione radiofonica “Uomini e profeti”. A questa tragedia concorrono molti fattori, oltre la scellerata politica demografica che tanti guasti ha prodotto; per esempio l’atavica superstiziose contadina che considera di cattivo augurio un primo figlio di sesso femminile che farebbe venir meno la protezione degli antenati…Insomma anche un mix di retaggi culturali duri a morire aggrava la tristissima situazione. Grazie Marta della tua sensibilità.
Gisella