Silvano Braido
Con ferocia ho nidificato
dentro una casa piena di rughe
di rune ruscelli piccoli laghi
storie di navi che salpano
portandosi via un volto una voce
qualcuno in gennaio
che senza avvisarmi partiva
lontano lontano in quel dove
io annaspavo fluttuavo
e ancòra ondeggio mi lascio
predare ogni giorno ogni anno
degli anni dei giorni i ricordi
che stanno a mezz’aria a colori
acquarelli cortometraggi
dove la fine è l’inizio
e dove io torno bambina
appesa a una mano
che non è la sua.
Io cerco mia madre.
E vorrebbero portarmi via
dalle mie ragnatele dal buio
dove cammino sonnambula
sveglia. Ah, lasciate che ancòra
non salpi, lasciate qui l’àncora
dei miei cinque anni.
antonella pizzo ha detto:
la foto non si vede ma la poesia è molto bella, chi più chi meno, chi nel passato remoto e chi nel prossimo cerchiamo tutta la nostra ancora di salvezza, che probabilmente sarà nel nostro futuro. ciao antonella
fernirosso ha detto:
l’immagine è di Braido, un illustratore che ha una liquidità immaginativa straordinaria e una leggerezza incantevole.
Il testo di Blumy sembra, anche se con una certa drammaticità interpretativa, sottolineare come sia qell’isola, quella dell’infanzia, ciò che resta di salvifico per ciascuno, dopo i lunghi viaggi, le piraterie, le ladronerie del tempo, i pungoli e le lame delgli affetti. C’è, in queste righe-rive, un andare tra i marosi di sé ,cercando un ancora, in cui ,anche se rare, le ore si sanano in un luogo che non abbiamo mai perduto, nonostante i topi abbiano cercato di rodere la mappa. ferni
Sara Ferraglia ha detto:
Nella rilettura ad alta voce ho goduto della musicalità dei tuoi versi, Blumy.
Bello il “gioco” iniziale con le tre parole RUGHE,RUNE,RUSCELLI.
E poi, proseguendo, a tratti diventa come una triste ninna-nanna che canti a te stessa, (lontano lontano in quel dove, io annasapavo, fluttuavo)
Bella, molto.
Sara
Blumy ha detto:
l’immagine era un’altra, Antonella, ed è sparita com’è andato via il sito da cui l’ho presa. ma era molto simile a quella che ho inserito adesso. si, Braido è un pittore che amo per la poesia del suo disegno. l’infanzia è il porto in cui vorremmo rifugiarci, un porto protetto, rispetto ai flutti nei quali annaspiamo da adulti. grazie del passaggio.
Blumy ha detto:
il testo, come la maggior parte dei miei, nasce, ferni, da una situazione contingente (drammatica, non cercata, non voluta) dalla quale vorrei fuggire facendo un viaggio a ritroso nel tempo, là dove , da un punto fermo – i cinque anni , non prima non dopo – tutto è come precipitato e l’àncora è qualcosa che ti tiene ferma, che, anche, ti protegge (in un’altra poesia, dedicata a mia madre, lei, mia madre, salpa, se ne va, in gennaio, il mese in cui è morta e il mese in cui io sono nata) , è un qualcosa che ti tiene legata alla vita. grazie anche a te della bella lettura.
Blumy ha detto:
una sorta di ninnananna, vero, Sara, un canto-preghiera, un canto-rituale per allontanare i demoni del male e ritrovare il sogno dell’infanzia. grazie.
Vincenzo Mancuso ha detto:
E’ molto bella Blumy!Ho letto altri tuoi testi su Vico acitillo(sei tu?) e anche lì la figura materna è presente, vissuta, partecipe.Ciao;)
Blumy ha detto:
si, Vincenzo, sono io in Vico Acitillo. anche il tuo nome non mi è nuovo. grazie del passaggio.
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marinaraccanelli ha detto:
Bella, bella. Dall’incipit “feroce” a tutto quell’annaspare tra presente e passato cercando di tenerti aggrappata ai frammenti che ancora restano ( e sono più importanti, più passa il tempo, quelli lontani, lì sta la vera rivelazione, la salvezza, io lo so, lo capisco eppure a me sfuggono tantissimo, la mia infanzia è quasi cancellata)… bella, questa poesia, lungo tutti i suoi gradini che portano a una crescente intensità di commozione: quanto di (volutamete) casuale appare all’inizio, diviene poi una serie di versi necessari, fino al classicissimo “Ah, lasciate che ancòra…” , versi inevitabili, di quelli che sembrano scritti da soli, da sempre…
che meraviglia, Blumy!
marina
silvano braido ha detto:
La ringrazio per aver pubblicato una mia opera. Saluti e buon lavoro, Silvano Braido
Blumy ha detto:
grazie, Marina, per aver letto tutto fino in fondo (letto e capito!)
Blumy ha detto:
Gentilissimo Silvano Braido (mi perdoni, ma qui ci si da tutti del tu) , la ringrazio infinitamente per non aver protestato perchè non ho messo il suo nome sotto l’opera; ma, tant’è, ne abbiamo parlato e, se lei sarà ancora così gentile e disponibile, continuerò ad usare i suoi bellissimi quadri come immagini a commento di ciò che posterò e , sotto, metterò, com’è giusto, il suo nome.
lucetta frisa ha detto:
bellissima, Blumy, sai comunicarci-quasi danzando con la leggerezza dei tuoi versi- quel brivido, quello struggimento di un tempo irrimediabilmente perduto, lo strazio del ricordo di una mano che non può più trattenerci, ma che è la nostra àncora- punto di partenza e fine. Bruno Schulz parlava di”maturare verso l’infanzia”. Tornare alla radice, in fondo.
Complimenti, davvero
lucetta
Blumy ha detto:
sempre troppo buona, Luce. maturare verso l’infanzia. ecco. si potesse, davvero, vivere all’incontrario riconquistando quella purezza, la paura del mondo e dell’incognito che da adulti, troppo spesso, crediamo di aver superato. e poi , da adulti, ci mancano i punti fermi, la madre, la sua mano.