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samfrancis1

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chi guarda, chi assiste al momento
congiunzionale, chi vegliava salpingi
sporulanti? – chi tessé fibra e omento?
silenzi siderali in vacuo o
riverberi verbali di eco in eco? – stavano
deità troneggianti in ascolto, o fu l’ablepsia
di Caos? – e chi accetta
cosciente la creaturalità
che s’incuna nella carne?

 a Stefania

*

non vedi l’enormità,
che stai esplodendo di bellezza…
belluscio, come la tua vecchia nonna zoppa
dice, vuol dire bellezza, suo cognome da ragazza.
ai tempi fu promessa a un militare in guerra, sposò
tuo nonno, invece… maliziosetta, quando ancora lo vede passare,
il “cornuto” – che come Giuseppe si sturbò vedendo la panzetta,
gli lancia un buonasera con un risolino
tutto beffe e innocenza. la guerra…
c’era la guerra, dice, ma mica potevo aspettare quire,
ché pure gli son morte tre mogli dopo, puah! e sempre
lo dice, sempre acconciando il discorso
allo stesso modo, gli stessi particolari; e tu
l’ascolti – e ridi, anche tu sempre uguale, sempre sinceramente.

 

*

segni ce n’erano stati; forse
ai profeti o
demiurghi professionali sfuggirono, per incuria…
lo spettacolo erano le vetrine, i
nuclei commerciali fiorire
non richiesti; non c’era domanda
di nuovo asfalto, né di cemento; ma
il bisogno è coltivato, innestato
pezzo su pezzo – margotte; il cervello, poi,
farà da sé; crederà alla legge
dei borghesi – invidia la pagliuzza
soprannumeraria del vicino; anche il gregarismo
fra cenciosi, poi, alla caccia del diverso, non
evidentemente bianco, in branco. le anime ricciute e camuse
che popolano questo paese sono un futuro,
un’umanità – adesso.

 

*

(concrezioni sono i ricordi, strati
su strati: il sole primaverile sospeso
nell’aria, appeso pesantemente
all’afosa canicola pomeridiana;
occultato, invece, quando alle narici
la pioggia suggeriva l’odore di
asfalto caldo, temperato da un’acqua
così insperata, al fondo della giornata…
la sera si rincasava per la cena, di corsa,
al primo tremolìo di lampioni, al sibilo
delle nottole. saranno così passati
due secoli, nell’impercettibile
cangiamento delle abitudini
del corpo, sul quel limite,
saltato violentemente sembra –
l’infanzia)

***
I testi di Domenico Lombardini fanno parte di una raccolta più comprensiva, non ancora edita. Questi in particolare, sono compresi nella sezione “economia”, titolo che va inteso come “cura della casa”.