La bambola di Bellmer
La bocca educata a cerchio, faceva
la bambola gonfiabile
senza perfezioni di donna.
Sfere intercambiabili,
infinite combinazioni, snodature azzardate
sembrava una ragazza
smontata e riassemblata senza criterio.
Riempiva la stanza del suo niente
morbido e sporgente.
La vittima!
La fiammiferaia infreddolita!
Il pallone gonfiato che era!
Cosa ne era rimasto?
Tre buchi perfettamente circolari,
tre valvole funzionali,
tre iniezioni di elio per la sua voce di violino.
Intorno, pelle soda tesa e vuota
un liscio che non scorreva, la mano non andava avanti.
Squittivano le dita umide e nude
sopra il suo rosa pastello senza rughe.
Serica, seduttiva, silenziosa. A sibili si faceva più piccola.
Nell’assenza demenziale di espressione facciale
si lasciava strizzare senza sentire male.
Se ne andava, e-spirava, senza esplosione.
Un clitoride raggrinzito,
un imene intatto e sorridente,
una pelle di gomma che aveva perso il niente.
***
Radiavo sesso e bellezza dai raggi neri, estroflessi della ruota,
avanzavo a con incedere mitrale.
La contentezza mi faceva istrionicamente venire nei mutandoni celesti.
speed machining
without coming
o-ring and solid drill
attrition
Per quanto generanti un estetico difetto
le trippe strabordanti, portate come un vezzo,
hanno un richiamo lezzo, uno sferico aspetto
predominanza e latte, impero e succhiamento.
Tremore sanguinoso di travi esposte male,
incedere mitralico, macchina marziale,
giunonica figura, il macello ed il tepore
di bestie sbudellate, il nido ed il fetore.
punto di disillusione
miriade criogenica
sapone neutro e
acqua tiepida.
***
Colostro
Prigioniero di una meccanica pulsionale perversa
il nutrimento, la linfa, tutto ciò che sa di ferro e latte
lo si guadagna. Peccato tu abbia tronco e arti,
vorrei masticarti, ingojarti.
Milk me to the brim, blank man.
Promesse ricevo, meravigliosamente spaventose:
ti chiuderò in una cassapanca tenendoti a digiuno,
allattandoti saltuariamente dal capezzolo lungo
che mi penzola dalle gambe.
D’you wanna feel the core, blank head?
Puttanate che sostituiscono poppate.
La donna edipica cerca la mamma del cazzo.
Come un orgasmo, il latte sbocca da lei
gonfiandola. Diventa dolce nella sua pancia
l’aspro che inghiotte coscienziosamente, amorosa.
fernirosso ha detto:
non sono una sostenitrice di questo linguaggio, maschilista,nemmeno maschile. Non c’è il selvatico del sesso, c’è un fanatismo intruppato a suon di orge scritte e visionate su riviste per soli uomini, oggi anche per “donne sole” che, come gli uomini, il sesso se lo comprano, non so se lo godano, ma dicono di si, quelle che lo praticano un tanto a settimana, a giorni alterni e persino durante il ciclo.Non appartengo a questo genere e non me ne vergogno affatto, per quanto nella sessualità trovo ci sia spazio praticamente per tutto lo spettro del sentire, trovo che non sia sufficiente avere sotto mano una bambo-lotta che si lascia sbattere dove ti prende la voglia ma, non ha voce, non e-mette vita,se non quella di un foro senza parola da scambiare.
Linguaggio forte ,cruda la visione che porta e fredda, fredda la sezione che pratica al corpo, intero dei due generi:maschio e femmina come fosse uno soltanto.ferni
Pingback: Bellezza Donna » Blog Archive » tre poesie di Letizia Merello
Letizia ha detto:
Ferni,
sono decisamente d’accordo con te: il sesso ha molte più sfumature della corsa di un pistone, di una linea di saldatura o di una monta frenetica con una bambola sibilante e senziente. Forte di questa consapevolezza, non posso fare a meno di percepire quando come una bambola vengo trattata, o quando io stessa scelgo di farmi bambola. Allo stesso modo, non posso fare a meno di riflettermi in certe creature di Bellmer, così oscenamente toccanti/pragmatiche – una X di gambe, che esplode in tutte le direzioni -, di sentirmi un mammifero, e una meravigliosa, morbida macchina che conosco alla perfezione in tutte le sue tenere brutture, piuttosto che un’orchidea irrorata di rugiada al centro di un delicato, surreale giardino segreto, rigorosamente pH 5.5. Ovviamente, sono punti di vista, o immaginari diversi, e sono lieta che tu mi abbia letta con attenzione, nonostante i nostri siano del tutto opposti: hai ragione, il bisturi che maneggio non fa distinzioni di sesso.
fernirosso ha detto:
sono cresciuta in campagna e ho visto non solo la rugiada, ma il sangue correre, umano e animale insieme, in un rosso comune.Ho saputo cosa significa l’anima e animosità o l’animalità, ho conosciuto ciò che significa il peso d’essere femmina e la differenza con il vocabolo donna,praticato là dove la cultura raffina e amplifica il senso di corpo fino a quello di abitazione, donna e domus, intendendo il corpo come un regno in cui tutto l’universo vive intero.Questo, credo, più di qualsiasi altro, è il senso profondo che la donna nutre di sé in sé e per gli altri. Il resto è una ferita profondissima, in cui la nostra mancanza di umanità cerca di rigenerarsi trovando solo liquidi corpo-rei. Grazie dello scambio, amniocentesi di femminilità da una riva all’atra dello stesso oceano.ferni
Effe ha detto:
Mi hanno molto colpito, queste poesie. Sono forti e allontanano da ogni visione romantica del sesso, e dei rapporti tra i generi. Ma, credo, inducono ancor più a riflettere su questo gioco tra maschio e femmina, che difficilmente si può ben decifrare in modo oggettivo..
La prima poesia, per le immagini che evoca, mi ha particolarmente attratta..L’ho riportata nel mio blog, citando rigorosamente questa fonte.
Effe
Fioco ha detto:
Colostro uguale trasmissione della difesa.
Cassapanca come castrazione del movimento.
A volte mi sembra di vedere tutto questo come un circuito di cui non vedo i movimenti base. I fotogrammi principali dell’animazione.
Mi sono spesso trovato dipendente dal siero che non potevo vedere, ma c’era.
Camminavo, lo sentivo tra le mani, lo ricostruivo in base agli odori della mattinata, o tra le ombre della sera.
Il tentativo di ricongiungermi creava degli strani percorsi.
Fioco ha detto:
Comunque ho notato uno strano percorso, meglio annotar-telo prima di addormentarmi. All’inizio, leggendo la prima poesia, ero affascinato da alcune singole immagini. C’era qualcosa che era più forte delle singole parole.
Nell’ultima ho trovato un sacco di cose.
Tutto ciò mi sembra bello. Prima di dormire, e prima che gli eccessi di umorismo giornaliero offuschino la mia mente fin troppo loquace, te lo devo dire: in questi ultimi versi che ho letto c’è una strana potenza sincera.
Mi sento come il critico del film Ratatouille, nel momento in cui getta la maschera e inizia a sorridere davvero.