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– b. viola- five angels

ho visto ciurme riparate sottovento
canzonarsi col dito al mento
per zittire il mare
poi lontano un fiore s’annegava
a pelo d’acqua camuffandosi lo stelo
con le chele dipanate delle onde

io non c’ero

mai ci sono quando il verde ingoia
tutti i miei colori e mi trasforma in alga
per la croce di non essermi spogliata
del mio dolore.
salgono dal fondo granuloso le mie radici
inne(r)vate di sangue a chiazze
come fosse il mistero che più mi taglia
non riconoscere né la soglia né la maglia
della mia catena.
quando saprò la parola santa che ti fa tornare
quella che sul volto inamidato
ha inciso rivoli di terra
– io dico t’amo ma non lo dico nel modo giusto
e lo ripeto pazientemente ad ogni ramo
che sorregge la mia caduta –
scoprirò che cosa sia l’inferno
se una gabbia a cielo aperto
o la sagoma delle dita che non toccano
le mie
gli abeti incappucciati mi trafugano
le stelle con teli immacolati
come sindoni senza dio
ma poco conta
se da un regno ormai deserto
assorbo cicli di stagioni fuori tempo
dove morti e vivi si confondono
in nuvole di nebbia

io lo so
che non sono un canto
ma un cenno sbalordito del mio Signore

margherita, 14 maggio