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Il titolo è una esplicita citazione ed è dato dall’elaborazione e dall’intarsio dei titoli dei Canti pisani di Ezra Pound e del Libro tibetano dei morti.  Poema della vita e della morte, dell’infanzia, della crescita, dell’assenza e dell’elaborazione del lutto. Canti emiliani dei morti di Giuseppe Caliceti racconta in versi la storia della sua vita,  che va dalla sua nascita avvenuta nel 1964 fino al 2000, anno della morte del padre, Gisberto, un uomo generoso e leale, maestro elementare in un orfanotrofio. L’orribile morte del padre, schiacciato da un trattore, è raccontata con versi crudi, descrittivi, cronachistici ma non per questo non commoventi.

Da quando è morto, Claudio non è ancora riuscito
a farli uscire dalla stalla. Passa ore
a chiamarli fuori. A provare a tirarli con una fune.
A offrire loro zollette di zucchero.
Alla Base Spaziale di Emilianet
arrivano e-mail di condoglianze come grandine nera
tutto ciò che esiste è luce
Da quando è morto vedo le cose da una distanza maggiore
di quanto non mi apparissero prima.
Ho visto il puledrino uscire, finalmente.
Si è avvicinato a mio fratello. Gli ha soffiato via
lo zuccherino dalla mano, è tornato di corsa nella stalla.
Capitan Fango, Nostromo Daniele
Uno dei 24 fratelli maggiori illegittimi
si avvicina, mi dice che per loro era come un padre.
Il corpo faceva odore.
Sono arrivate anche le sorelle e i fratelli
della mamma, dalla Francia. Sono arrivati in tanti.
Siamo tutti orfani, in fondo.
Il diario on line dello scrittore inattivo è interrotto.
Poi gli è uscito del sangue dal naso.
Mina si è agitata.
C’è bisogno di tempo, ha detto mio fratello.
Erano abituati alla voce del papà.
Adesso si devono abituare solo alla mia voce.
@ La messa funebre nella Chiesa di Rivalta.
Scuoiare il bue della memoria
adesso è facile. Salire
è come immergersi. Le campane suonano a festa
come lui aveva chiesto. Quando cammini
tutto ti viene incontro.
Un suo compagno di scuola, un prete
di Scandiano, legge sul giornale la notizia
e si precipita alla messa.
“Un tempo nei paesi di montagna
ogni bambino aveva
un soprannome”, racconta. “Per la sua bontà
Gisberto era chiamato Bonfiglio”

La morte del padre segna la fine di quello che il Caliceti era e l’inizio di quello che sarebbe diventato, anche se si è adulti solo con la morte del padre finisce davvero l’infanzia, si spezza il legame col nostro DNA, si è soli, resta solamente il nostro  che dobbiamo salvaguardare per guadagnarci il futuro.  Un poema in quattro canti che dovrebbe essere la prima parte di un lavoro ancora più lungo. Scrive Caliceti la storia e racconta del suo papà maestro di poveri orfanelli e si chiede perché mai lui che ha il padre deve essere più orfano degli orfani e perché mai deve dividere il padre con i suoi 24 orfanelli fratelli. 24 è un  numero che ricorre spesso all’inizio del poema. 24 gli orfanelli, gelosia x 24, 24 sconosciuti, 24 illegittimi fratelli, i miliardi dei miliardari 24 ore su 24 ore, usciti dall’orfanotrofio 24 ore su 24, il resto di Paulonia 50 copie nel 74 (74-50=24) segno che la gelosia verso gli orfani era grande e lo faceva soffrire per tutto il giorno. Scrive Caliceti e racconta del suo incontro con la poesia, del suo incontro con Corrado Costa che aveva libri anche nel frigorifero e che legge i suoi testi, che disse bravo e poi tagliò a striscioline il foglio e le parole, racconta delle sue frequentazioni poetiche, del gruppo 63, dell’avanguardia, afferma che molti poeti scrivono romanzi perché la poesia non la legge nessuno. Nel libro troviamo tantissime citazioni, di poeti, di versi di poeti conosciuti, di cantanti, di canzoni (già dall’inizio “All’istituto Magistrale” fa pensare a  Cuccuruccuccu di Battiato e infatti molto più avanti lo ritroviamo) di pubblicità di merendine, di canzoncine per bambini, filastrocche e tutto ciò che ha accompagnato la sua vita, centinaia di citazioni perchè il poema è composto da più di tremila versi.

Canto I
I cari inganni
All’Istituto Magistrale Matilde di Canossa
i cari inganni: i fiori che cantano, l’Europa
positivista in trance – Non avendo sorrisi
per nutrire il tubo che ti nutre
Se l’orizzonte placido scodinzola
lungo strade sopraelevate e svelte
a Dio – cagna gelosa nei cieli randagi
distribuivo volantini goliardici
alle 700 studentesse
– eravamo solo 12 studenti
Prendevo per il culo i ragazzi della Fgci
& dell’Associazione Studenti Cattolici.
Battaglie navali contro i decreti delegati!
Collettivo studentesco Cometivienefallo!
😦 Durante le assemblee d’istituto
i ragazzi usavano il cicaleccio politico
per mettersi in mostra con le ragazze.
Ero invidioso.
Io e il compagno seminarista
proponemmo alla preside
di sostituire il sig. FOTOSTUDIO
per la foto ufficiale di classe.
Chi ama una donna
ama tutte le donne
Chiedevamo alla divina della classe
di raccogliere i soldi per le stampe.
Chi ama tutte le donne
non ama una donna
d’improvviso la rosa comincia a ridere
apre e chiude la bocca:
Tu meriti un primo piano!
Funzionava.

Il libro non è un libro di poesia come siamo abituati  a leggere e i versi non sono i versi che siamo abituati a leggere, il libro è un nuovo ibrido, il libro non è un vero poema e non è un vero romanzo, è un romanzo poetico dove però la poesia non è poesia ma è pre-poesia e pre-verso, stende sul foglio il Caliceti non un flusso di coscienza ma consapevolmente il magma che c’è prima del verso, prima della sua formazione, o meglio, come se il Caliceti prima avesse scritto i versi tradizionali che sono come zippati e poi li avesse fatti esplodere, come un ventaglio che ci appare chiuso e nelle cui stecche leggiamo le parole e poi lo apriamo e vediamo che dentro c’è dell’altro, e c’è tantissimo. Vi invito dunque alla lettura di:

Canti emiliani dei morti di Giuseppe Caliceti che è pubblicato da vibrisselibri e liberamente scaricabile dal sito http://www.vibrisselibri.net

Giuseppe Caliceti, nato a Modena nel 1964, vive a Reggio Emilia, dove lavora come insegnante elementare e organizzatore culturale. Poeta, scrittore, organizzatore culturale, è responsabile di Baobab / Servizio Giovani Scritture, il servizio del comune di Reggio Emilia dedicato a docenti e studenti interessati alla lettura e alla scrittura contemporanee. Ha pubblicato diversi libri di poesia, tra cui La ragazza ladra (TamTam, 1983), Inserzioni a pagamento e Opa pro nobis. Litania dei titoli azionari (Elytra, 1992 e 2000 ) e Rimozione forzata (Mazzoli, finalista premio letterario Antonio Delfini 2002), Ad alta voce. Poesie interattive (Addictions 2002). In prosa ha pubblicato Marocchino! Storie italiane di bambini stranieri (EL Edizioni 1994), Rachid, un bambino arabo in Italia (Einaudi Ragazzi 1995), i romanzi Fonderia Italghisa e Battito animale, e il libro di racconti Suini (Marsilio, 1996, 2001, 2003), Pubblico/Privato 0.1. Diario on line dello scrittore inattivo (Sironi 2002) tratto dal suo diario in rete sul portale http://www.emilianet.it, il romanzo Il busto di Lenin (Sironi 2004) e Cosa c’è che non va? e Ippolita la bambina perfetta (Arka Edizioni, 2004 e 2005). Con Nanni Balestrini e Renato Barilli ha curato l’antologia Narrative Invaders. Narratori di Ricercare 1993-1999 (Testo&Immagine, 2000). Con Giulio Mozzi ha curato i libri d’inchiesta Quello che ho da dirvi. Autoritratto delle ragazze e dei ragazzi italiani (Einaudi 1998) e E’ da tanto che volevo dirti. I genitori italiani scrivono ai loro figli (Einaudi 2002). Collabora, come opinionista e vignettista, con quotidiani e riviste locali e nazionali.