un incontro con Nicola Amato
di Morena Fanti
Una mente vivace e acuta, pronta a recepire ogni nuovo messaggio e a lanciare input a chi legge. Nicola Amato, brillante giornalista e docente di materie dal nome astruso e quasi fantascientifico, passa con grande disinvoltura dai saggi agli articoli d’arte, proseguendo per la comunicazione e la sicurezza nel web. Ha scritto un bellissimo saggio su Piero Angela, che Amato definisce “grande divulgatore scientifico dal linguaggio accessibile a tutti”. E questa del linguaggio è forse la stessa arma che anche lui usa nei suoi articoli: argomenti all’apparenza ostici, trattati con semplicità e resi comprensibili a chi legge, come nel suo saggio La steganografia da Erodoto a Bin Laden. E così diventa naturale per noi, dialogare di steganografia e disquisire su testi segreti e stegoanalisi. Da questi argomenti e da una scrittura quasi scientifica, seppur accessibile a tutti, Nicola Amato è approdato, infine, al romanzo Il clochard (edizioni Il Melograno) che tratta della vita di strada, dei barboni, degli emarginati e proprio da questo suo romanzo iniziamo a conoscerlo meglio.
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Uno scrittore scrive spesso di cose che conosce. Suppongo che lei non abbia esperienza di vita di strada, come il protagonista del suo romanzo, quel clochard che prima era un manager di successo. Come è riuscito a rendere così vero il suo personaggio nel romanzo?
Diciamo innanzi tutto che sin dalla fase iniziale di elaborazione del romanzo in questione ho voluto dare un’impronta di dura realtà, senza lasciarlo fine a se stesso. Per raggiungere quest’obiettivo ho alternato per diverso tempo la stesura del libro a momenti d’incontro e lunghi dialoghi con diversi clochard che di solito affollano le stazioni ferroviarie delle grosse città. E le garantisco che, al di là delle varie motivazioni che li hanno indotti ad abbracciare la vita di strada, dentro quei corpi malridotti c’è una carica indescrivibile di saggezza e umanità, uno scrigno prezioso che ho cercato di aprire delicatamente per poterne beneficiare. Tutto ciò ha fatto sì che io mi immedesimassi nel personaggio del romanzo trasferendo in lui, in totale simbiosi, le emozioni vissute.
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Parlare di vita di strada, povertà, amicizia, esseri invisibili ai margini della società, è un modo per farci riflettere su dove stiamo andando e cosa stiamo perdendo di vista?
Esatto. E’ proprio questa la modesta pretesa del mio libro. La nostra società, troppo presa dalla frenesia del raggiungimento di mete correlate con i beni materiali, sicuri portatori di felicità effimera, è diventata sempre di più insensibile e sta pian piano perdendo di vista i reali valori della vita. Bisognerebbe invece avere la volontà e la necessaria serenità per sdoganare la felicità dal denaro. Insomma, è vero che i soldi aiutano a vivere meglio, ma non sono tutto nella vita e non devono rappresentare assolutamente il filo conduttore della nostra esistenza.
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Prima di questo romanzo, ha scritto due libri che hanno una veste molto diversa: uno su Piero Angela e un altro che tratta di steganografia. In che modo la scrittura di un romanzo si differenzia dagli altri libri che hanno un’impronta più ‘saggistica’?
In genere, alla scrittura di un saggio si arriva passando inevitabilmente attraverso le fasi dell’acquisizione cognitiva dell’argomento trattato e lo studio approfondito delle relative fonti. Un romanzo, invece, è frutto quasi esclusivo della propria fantasia e immaginazione che devono essere trasferiti nell’arte della scrittura attraverso le proprie emozioni e i sentimenti.
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Ha trovato più difficoltà per pubblicare questo libro rispetto ai precedenti?
No, anzi. In genere gli editori sono portati maggiormente a pubblicare i romanzi piuttosto che i saggi. Questo perché le statistiche inerenti le vendite dei libri riferiscono che in Italia si legge pochissimo e, quel poco che i lettori leggono, preferiscono la narrativa alla saggistica, considerata più pesante ed impegnativa come lettura. Per quello che riguarda invece il processo comunicativo che conduce alla pubblicazione, ritengo che la scrittura di un saggio sia più ostica rispetto a quella di un romanzo. Non solo per quello che concerne la difficoltà del pieno apprendimento della materia che si vuole descrivere, ma anche per il come questa viene proposta al lettore. Infatti, mentre la narratività di un romanzo è parte integrante del suo processo comunicativo, il saper dosare invece il giusto collante narrativo in un saggio, per renderlo facilmente fruibile al lettore e riuscire a trasmettergli i contenuti, è una dote di difficile acquisizione.
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L’idea del libro su Piero Angela è nata da un suo articolo in cui lei condannava la tanto discussa TV spazzatura. Qualcuno, leggendo l’articolo, definì Piero Angela come giusto oppositore di quel tipo di TV. Vi siete poi incontrati di persona per realizzare un’intervista che è a conclusione del libro. Com’è stato incontrare Piero Angela?
Piero Angela è un personaggio straordinario. In privato parla con la stessa pacatezza di toni e chiarezza di linguaggio esattamente come si comporta a Superquark. È davvero un genio della comunicazione e un mostro di efficacia comunicativa. Come ho scritto nel libro, Piero Angela ha avuto il merito e la capacità di avvicinare due mondi che durante il corso della storia si sono sempre cercati senza mai avere la capacità, e forse la volontà, di incontrarsi: il mondo della cultura e il mondo fatto di gente comune. In conclusione dell’intervista Piero Angela mi ha detto: “Cerco di essere sempre dalla parte della gente per quello che concerne il linguaggio e dalla parte della scienza per i contenuti“. E’ questa dunque la strada da seguire per chi vuole fare della comunicazione seria ed efficace: tematiche interessanti e complesse spiegate con un linguaggio accessibile a tutti.
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Leggendo del suo lavoro, e mi riferisco allo specifico di sicurezza e linguaggio mediatico, ci si potrebbe fare un’idea della sua mente come molto razionale e del suo modo di relazionarsi con la scrittura come molto pratico ed essenziale. Poi arriva questo romanzo, su un tema tanto diverso e complesso e ci si chiede come si concilia con gli altri suoi interessi.
Tutto sommato, ciò che funge da catalizzatore per le mie attività è proprio la comunicazione. Anche se devo affermare che comunicare attraverso la scrittura è indubbiamente l’atto comunicativo più difficile da realizzare, e lo è ancor di più quando si tratta di narrativa. Infatti, mentre i linguaggi non verbali della comunicazione che coadiuvano l’esposizione orale sono rappresentati in genere dalla mimica facciale, dagli atti prossemici e dalla gestualità, la difficoltà maggiore del comunicare attraverso la scrittura, invece, sta proprio nella capacità di trasferire il significato di tali linguaggi nelle parole scritte.
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In un articolo lei ha scritto: “Capire il terrorismo oggi, dunque, significa comprendere come i principali movimenti terroristici utilizzano Internet. Le notizie che leggiamo giornalmente riportano sempre l’ultimo anello della catena terroristica. Ossia un video su un sito, una rivendicazione su un forum, un sito terroristico che invia minacce. Non si entra però mai nel merito dei vari dettagli su come, per esempio, un comunicato arrivi materialmente su Internet, come la presenza di un video o comunicato venga promossa online.” Queste, credo di capire, sono le applicazioni ‘pratiche’ della steganografia. Mi piacerebbe che ci spiegasse meglio questo pensiero e cosa è la steganografia, nome così pieno di mistero.
Molto spesso, le analisi sul terrorismo fatte dai media si soffermano quasi esclusivamente sul fatto in se stesso senza cercare di comprendere ciò che ha causato tale evento. E’ come se un medico analizzasse un paziente ed arrivasse alla conclusione che è malato, senza andare a fondo per scoprire cosa ha causato la sua malattia e come un determinato virus sia entrato nel suo corpo. Se così facesse, il paziente, una volta guarito, si ammalerebbe di nuovo dello stesso virus. Non basta quindi limitarsi ad analizzare il contenuto di un video terroristico, ma si rende altresì necessario andare a fondo e cercare di scoprire chi ha prodotto quel determinato video, chi lo ha messo su Internet. In tutta questa situazione la steganografia la fa da padrone. Si tratta concettualmente di una tecnica elusiva della comunicazione, di origini antichissime, che consente a due individui di comunicare tra loro senza che una terza persona si avveda del fatto che un qualsiasi tipo di comunicazione sia avvenuta. Le tecniche moderne di steganografia consentono, in pratica, di nascondere un messaggio di testo all’interno di un file digitale, quale può essere un’immagine, semplicemente andando a sostituire i bit del file di testo con i bit meno significativi della codificazione dei vari pixel di un’immagine, mi riferisco, per i neofiti, a quei piccolissimi quadratini di cui una qualsiasi immagine è formata. Il risultato è sorprendente ed il messaggio segreto quasi impossibile da estrapolare: l’immagine originale e quella in cui è stato iniettato un file di testo sono perfettamente identiche, sia in termini di risoluzione grafica sia in termini di spazio occupato sulla memoria di massa.
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Questa immagine di Bin Laden che manda messaggi nascosti in file sparsi nel web, mi affascina e mi impaurisce nello stesso tempo. E’ questo il grande fascino del mistero di queste pratiche, che agli occhi di tanti di noi, sembrano quasi stregonesche?
Si, è vero. E’ proprio il fascino dell’occulto e del segreto. Del resto, tutto ciò che ci sembra inarrivabile, che non riusciamo a scoprire o non sappiamo dare una spiegazione si vela di mistero e per certi versi siamo portati ad assimilare tali eventi ad una sorta di stregoneria.
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Lei ha tanti interessi e tante passioni, così varie e molteplici. Quale sceglierebbe, se potesse farlo, come attività prevalente? Un bel giro di parole, per chiederle a quale progetto si sta dedicando ora.
Non c’è, in effetti, un’attività che prevale su di un’altra. E’ invece il complesso delle attività comunicative a 360 gradi che vorrei portare avanti. Il mio progetto futuro, quindi, non è altro che proseguire nel lungo percorso che ho intrapreso. Tra i miei progetti in atto ci terrei a segnalare l’inizio della stesura del mio prossimo libro, un romanzo pieno di mistero ambientato nel Seicento, in piena Inquisizione, e le attività in ambito comunicazione connesse col mio nuovo incarico di responsabile delle relazioni pubbliche dell’Associazione Servizi Culturali, organizzazione NON PROFIT che ha come scopo primario quello di promuovere e diffondere la letteratura italiana esordiente ed emergente, con dei progetti, inoltre, volti a sostenere Enti ed Associazioni benefiche.
Nicola Amato, scrittore, giornalista freelance, tecnologo della comunicazione audiovisiva e multimediale, laurea conseguita presso l’università di Ferrara, ha anche una Laurea in Ingegneria Informatica presso università di Londra e ha frequentato una varietà enorme di corsi che lo rendono un grande esperto di sicurezza, reti, steganografia, web e comunicazione audiovisiva e multimediale.
Si occupa di CIS (Communications and Information Systems) per conto della NATO. Nello specifico, si occupa di reti informatiche, sicurezza informatica, software applicativi, attività di docenza per Web Content Managers.
E’ impegnato, inoltre, in attività di docenza universitaria della materia “Scritture Segrete” nel corso di laurea in Scienze della Comunicazione presso l’università Insubria di Varese.
Autore di diversi manuali tecnici per conto della NATO concernenti le reti informatiche, topologia delle reti, tipologia delle reti, sicurezza informatica, html, Web Content Manager.
Autore dei saggi “Piero Angela” (Iuculano editore) e “La steganografia da Erodoto a Bin Laden” (Iuculano editore), ha da poco pubblicato il romanzo “Il clochard” (Il Melograno editore).
Giornalista freelance associato alla FLIP (Freelance International Press), collabora con diverse testate: http://www.cultumedia.it, http://www.ifatti.com, http://www.ilcomunicare.it , http://www.infocity.it, http://www.zeusnews.it , http://www.whipart.it.
roberto matarazzo ha detto:
intervista molto ben condotta a uomo e studioso talentuoso e intelligente: mi intriga questo suo clochard anche in base ad un ricordo singolare di vita vissuta; a parigi, mentre fumavo una sigaretta seduto su una panchina, con un libro del 1810, denso di incisioni, preso presso un antiquario libraro, vidi un barbone che si avvicinava, mi chiese con estrema cortesia una sigaretta e fumammo insieme nel silenzio… prima di andarsene mi pregò di accettare un dono: prese da un tascone un foglio cartacea e recitò una poesia dal suono meraviglioso, leggendo con voce roca e impastata dal fumo, dagli alcolici e aveva il suono singolare di lirica arcaica. Mi spiace solo che non ho più il suo foglio cartaceo, rubato da un voleur, ladro, insieme ad un porafoglio presso la gare d’orsay: accidenti, come si avessero rubato un frammento del mio bagaglio culturale..
roberto che si coplimenta con nicola amato e con morena fanti.
morenafanti ha detto:
Grazie, Roberto.
Sei sempre deliziosamente attento alle sfumature e hai sempre curiosi e delicati aneddoti da raccontarci.
Una sigaretta fumata insieme.
La poesia in un foglio che è già poesia.
Un frullo di mani e il foglio cambia proprietario.
Chissà se chi l’ha preso, l’avrà letto…
Ma mi hai fatta distrarre… stavamo parlando di Nicola Amato, scrittore attento ai tanti aspetti della nostra vita, dai più scientifici a quelli più spirituali.
Io sono affascinata anche dalla steganografia.
Questi tecniche misteriose ci ‘stregano’ sempre…
Blumy ha detto:
molto interessante il personaggio , Nicola Amato , e molto ben condotta l’intervista. Confesso, però, di ignorare il significato di steganografia: scrittura del … ?
nicola amato ha detto:
Grazie a Morena per l’intervista e grazie a tutti per l’interesse mostrato.
Per quello che concerne la steganografia, mi riferisco alla domanda di Blumy, deriva dal grego e vuol dire letteralmente “scrittura nascosta”.
A presto.
Nicola Amato
nicola amato ha detto:
..opsss. Mi è scappata una “g” al posto della “c” nella parola “greco”.
Nic
roberto matarazzo ha detto:
per nicola: attendo con sincero spirito creativo la tua adesione al mio progetto ex libris! ricordi?
roberto
ps: il lapsus “grego_greco” è stupendo, i giochi linguistici (potrebbe esserlo anche se inconscio) li trovo ironici e intelligenti!
maria gisella catuogno ha detto:
molto interessante, Morena questa intervista a una persona che sa interpretare i segreti (per noi) della comunicazione. Bello anche quello che dice a proposito di Piero Angela e delle sue belle trasmissioni divulgative. Io ci aggiungerei anche il figlio, Alberto, bravissimo anche lui, secondo me
un saluto
Gisella
nicola amato ha detto:
…certo, Roberto, che ricordo bene il tuo progetto. Spero davvero di esserci. Ma sappi che sono un po’ lontanuccio da te in quanto abito in provincia di Varese.
Maria Gisella, grazie per i complimenti impliciti. Certo, Alberto, il figlio di Piero merita attenzione.
Un saluto
Nic
lino ha detto:
belle parole, da tutte e due le parti
chi chiede e chi risponde, non solo domande, non solo risposte.Brava, Morena.
elisabetta bucciarelli ha detto:
Molto interessante. Comprerò sicuramente Il clochard, poi tornerò qui a dire.
buon lavoro
Elisabetta
margheritarimi ha detto:
Grazie Morena per questa nuova interessante conoscenza attraverso la tua intervista.
Interessante la steganografia ed affascinante il lavoro di studio, di chi cerca di intercettare la presenza di un messaggio nascosto e segreto in una comune ed apparente innocua immagine.
margheritarimi
Alessandra Monici ha detto:
In un libro si riesce a carpire meglio,ad entrare nel cuoredell’argomento trattato.
Questa intervista e’ stata esposta in modo perfetto affinchè susciti nel lettore la curiosità dello scoprire e risponda al tempo stesso per quelle relative al libro in questione.
Un libro così come una sana TV è il giusto antidoto per la malattia della superficialità.
Grazie a Voi.
Con stima… Ale
nicola amato ha detto:
E’ vero, Alessandra, siamo ormai sommersi da spazzatura, relativa alla TV e non. L’unico rimedio, quindi, per uscire dalla banalità e dalla superficialità è quello di orientare le nostre scelte ed i nostri affetti verso quegli atti comunicativi ed i prodotti mediatici, libri inclusi, che sono in grado di contrastare il trash attraverso la trattazione di contenuti importanti.
Nic
biancamadeccia ha detto:
Molto interessante la ‘steganografia’…
nicola amato ha detto:
E’ vero, Bianca, è molto interessante e intrigante.
Nic
morenafanti ha detto:
La materia è affascinante e inoltre il modo in cui viene raccontata la rende ancora più ‘intrigante’, come dice Nicola.
E’ interessante cercare di capire come accadono le cose che a prima vista sembrano ‘magie’ e scoprire la base scientifica che hanno.
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antonellapizzo ha detto:
penso che comprerò il romanzo dei clochard, secondo me loro hanno sono detentori di segreti e sanno cose della vita che noi, persone “normali” nemmeno immaginiamo.
conosco la stenografia ma non sapevo esistesse la steganografia. segreti anche qui, come nella vita dei barboni, messaggi nascosti nei file. interessante l’intervista di morena la sua capacità di fare le domande giuste alle persone giuste. complimenti a lei e all’intervistato. antonella
nicola amato ha detto:
Intanto grazie, Antonella, per i complimenti.
Come dici tu, i clochard sono davvero i detentori di segreti della vita. Hanno capito, loro malgrado, il senso della vita, sdoganando la felicità dal denaro. Riescono a fare cose che noi non tentiamo nemmeno, ovvero quello di apprezzare le cose piccole che noi diamo per scontate e già acquisite. Per loro è una continua lotta l’aggiudicarsi i piccoli agi che per noi sono ovvii.
Mi ha fatto molto piacere sapere, da chi il libro lo ha già letto, che ha fatto molto riflettere ed ha avuto la capacità di far rimettere in gioco la concezione del vivere ed apprezzare le cose apparentemente piccole della vita.
Auspico che succeda altrettanto a chi deciderà di posare lo sguardo su questo libro.
Un saluto
Nic
animani ha detto:
Salve.
Molto interessante…
… io facevo steganografia di carta e limone da ragazzino. Non so se si possa chiamare così, e dove io abbia letto o sentito di una simile tecnica, però funzionava ed era affascinante. E sempre di scrittura nascosta si tratta.
Se state preparando un fritto di calamari, o un thè al limone, e ve ne avanza uno spicchio (di tempo e di limone) potete provare. Come pennino andrà benissimo un fiammifero, o un più acuminato stuzzicadenti.
Spremete qualche goccia di calamaro…
… pardon, di limone.
Imbevete leggermente la punta dello stecchino nel succo di limone e scivete su un foglio bianco. Ogni tanto inumidite col succo di limone il vostro pennino, se occorre, e continuate a scrivere; poi lasciate asciugare. Magari fate un piccolo segnetto sul lato del foglio su cui avete scritto e il gioco è fatto.
Il foglio apparirà perfettamente bianco, e ciò che avete scritto perfettamente invisibile. Scrittura perfettamente nascosta, of course 🙂
Non solo.
Il bello è che quelle parole potranno tornare ad essere vive e visibili a tutti. Per farlo vi sarà sufficiente usare un accendino, o un fiammifero (questa volta dalla parte della testa, però). Passate a debita distanza la fiamma dell’accendino sotto il foglio, nel lato che non è stato scitto con il succo di limone, e facendo attenzione a non incendiare il foglio e la scrivania e i capelli e i divani e il resto della casa 🙂
… le parole torneranno a vivere su quel foglio, anche a distanza di tempo 🙂
Se invece sentite un forte fastidio allo stomaco, oppure sta andando a fuoco la casa…
… bhè, in questo caso avete esagerato col fritto di calamari, o con l’accendino. 🙂
Provare per credere.
Astenersi perditempo e pantagruelici.
nicola amato ha detto:
Hai proprio ragione: quella del limone rientra nella tecnica elusiva della comunicazione catalogata sotto la voce “inchiostro invisibile”. Nel libro sulla steganografia, tra l’altro, ne parlo abbondantemente descrivendo le varie tecniche del passato.
Quella del limone, tecnicamente si basa sulla particolare reazione chimica che hanno alcuni prodotti di uso comune, quali limone, aceto o latte, quando vengono a contatto col calore. Il suo utilizzo, descritto da Plinio il Vecchio, risale adirittura agli antichi romani.
Un’altra tecnica curiosa è quella raccontata da Gianbattista Della Porta, crittografo del XIV secolo. Si tratta in pratica di scrivere con dell’aceto misto a inchiostro, su di un uovo sodo. Dopo circa una mezzoretta, il guscio poroso dell’uovo sodo farà filtrare ciò che abbiamo scritto, che andrà ad impressionarsi sul bianco dell’uovo solidificato, eliminando le tracce dal guscio stesso.
Nic
morenafanti ha detto:
Molto curiosa, questa tecnica dell’uovo sodo.
Insomma, queste scritture segrete sono sempre esistite.
Come a dire che l’uomo ha sempre avuto i suoi misteri.
biancamadeccia ha detto:
Lessi un racconto di genere anni fa. Si narrava di due antagonisti politici in corsa per le elezioni. Uno dei due, decide però di inserire dei messaggi “steganografici” subliminari all’interno dei propri cartelloni elettorali.
Il messaggio subliminare era: “Uccidi XXXX” (il rivale).
Il rivale ovviamente viene veramente ucciso da una persona qualsiasi.
Da allora, mi sono sempre chiesta se la capacità di persuasione dei messaggi subliminari sia effettivamente così potente, o se, nel caso di quel racconto, si trattasse semplicemente di una piccola invenzione letteraria.
Le scritture segrete sono un argomento che come tutti i misteri (gli ufo, le piramidi, gli osservatori astronomici maya, le mappe del cosmo dei Dogon etc etc) attirano e attireranno in eterno la curiosità trasversale di ognuno di noi.
animani ha detto:
Grazie a Nicola Amato per aver svelato una interessante tecnic-soda. Diventa sempre più interessante il suo libro.
Non appena mi capiterà a tiro un uovo, proverò. Andranno bene anche le uova di galline ruspanti e l’aceto fatto in casa? 🙂 Come l’inchiosto, posso sempre usare quello della ricarica della stampante.
Usando poco inchiostro, o quello atossico, si potrebbero presentare a tavola delle bellissime uova personalizzate, e con dedica; magari da accompagnare con qualche bevanda a base di soda, e realizzare così un’intera cena steno-tecnic-soda, con limoni, foglietti, latte, uova, aceto e quant’altro 🙂
Astenersi allergici e schizzinosi.
Ancora una considerazione banale, se posso.
Posso?
… mi è pèarso di sentire un sì 🙂 male che vada sarò un re radiato, tipo radiato-re.
La tecnica dell’uovo sodo a me fa pensare alle cose che viviamo col guscio dei sensi. I sensi non sono altro che la nostra interfaccia verso il mondo. Il nostro guscio. Molte di queste cose vengono scritte e vissute senza tecnica steno-grafica e rimarranno solo sul guscio. Altre, invece, penetrano i sensi e la pelle, per depositarsi in luoghi ben più profondi e nascosti. Perchè ciò avvenga, è sufficiente avere i sensi porosi e un luogo sicuro in cui far filtrare il tutto.
Per sperimentare questa umana ‘tecnica’ è sufficiente avere l’anima e le mani: la tecnica Animani, of course 🙂
… ok, ok, stop con le mie sciocchezze. A lavurà
nicola amato ha detto:
…uhmmm…il discorso si fa intrigante.
Vediamo, allora, con un colpo solo rispondiamo ad entrambi.
La comunicazione subliminale è da sempre oggetto di discussione circa la sua efficacia. In sostanza si tratta di messaggi audio o video al di sopra o al di sotto della soglia di coscienza per cui non ci sembra di perpecirli. Nel caso audio sono suoni definiti non udibili e quindi al di sotto delle sonorità che l’orecchio umano può sentire, mentre quelli video sono messaggi talmente veloci, frazioni di secondo, per cui “non li vediamo”. Gli ultimi studi riferiscono che non sono efficaci a breve termine, ma influiscono sulla modifica comportamentale nel lungo termine.
I messaggi subliminali si basano sui limiti fisiologici della nostra percezione in quanto i nostri sensi ci ingannano perchè restituiscono al cervello una realtà distorta che è diversa da come noi la vediamo. Pensate un po’ ad un bastone immerso nell’acqua per metà: è integro…ma a noi sembra spezzato. Pensate ancora agli esperimenti fatti sulla percezione dove in un cavo circolare sono messe tante lampadine che si accendono e spengono una dopo l’altra: accelerando il processo di accendimento e spegnimento, quello che vediamo noi è solo un fascio di luce unico che si muove lungo la circonferenza.
I messaggi sublininali, quindi, sfruttano questi limiti fisiologici dei nostri sensi: ci sembra di non vedere nulla….ma il nostro cervello registra tutto!
Nic
morenafanti ha detto:
Non c’è niente di più complesso e affascinante del nostro cervello.
E di chi ce lo possa raccontare in maniera così avvincente.
Grazie a Nicola per questi suoi interventi, così puntuali e intriganti.
Francesco Morosini ha detto:
Complimenti a Nicola Amato, merita davvero tutto il successo.
Io ho letto tutti e tre i suoi libri e devo dire che scrive in una maniera davvero bella, chiara e scorrevole. Riesce a far fare della lettura un piacere, anche con argomenti ostici come la steganografia.
Spero che le alte sfere dell’editoria si accorgano presto di lui perchè merita davvero.
Francesco
Nadia Rossi ha detto:
…davvero un gran bel personaggio Nicola Amato. E’ molto interessante. Ho letto il suo Il clochard e mi è piaciuto tantissimo: non nascondo di aver versato qualche lacrima nel leggerlo.
Complimenti all’intervistatrice.
Nadia
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paolozardi ha detto:
Il tipo di interviste che si possono leggere solo su Internet: il giusto spazio per le domande, il giusto spazio per le risposte.
Complimenti ad entrambi per la chiarezza.
Nicola Amato ha detto:
…grazie di cuore, Paolo, per i complimenti.
La chiarezza, ritengo, sia alla base di una comunicazione efficace.
Buona giornata.
Nic
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