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I

occhio chiuso accorda respiri
lo spostarsi di foglia
che non aspetti più
una fitta di lago bianco
le sue acque di veglia

occhio aperto assorbe
una pace oltre stelle
e senza gravità
una grata caduta all’indietro

dorsali spine orbite magnetiche
tratteggiano
nessuna altra distanza da patteggiare

avvampiamo
senza alfabeti senza traslochi

II

nell’occhio nella stanza
sotterranea melodia sconosciuta
delle dita
il dondolio bruciato
disfatto dei fianchi

cordoni di brezze lenti
tetti stesi d’ulivi

avvolgo in saliva di resina
la tua carezza
se baco di vena cava
piccoli fiori i miei piedi
bambini incuranti

III

non ha custodia la notte
intera in tondo la sua lingua
le sue palpebre di creta
soltanto difendo
perforo la tua crosta

di raffiche silenti le ciglia
la strada delle vene
velluto che ha delta latteo
una sola fune ci unisce
alla lama della terra

ci salviamo
se ha spiraglio la luce
slegando polsi e asole

indolenzita una bolla di sole
ci appanna

trattengo gli sparvieri in voliera.