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Il dono dell’Imperatore
S’inebriò il Nano Imperatore dello spettacolare sfoggio di potere quando fu accolto in tende d’oro e palmizi d’argento. Gli regalò una mosca il Dittatore viva, dentro una teca di cristallo, distrattamente estratta da una tasca poi nel deserto ritornò a cavallo le bianche vesti al vento. Il popolino dell’Imperatore, sopìto da vent’anni e avvezzo al tanfo, s’adeguò compiaciuto all’ordinanza: – che non si uccida più nessuna mosca!- urlò sua Altezza ( ma si fa per dire) – si produca per loro in abbondanza cibo e sostentamento chè la nobile specie mai si perda!- Il popolino dell’Imperatore fu sommerso ben presto dalla…
sylvie ha detto:
Chi é l’imperatore? Berlusconi o Sarkozy?
Brava Sara!
Mi fa pensare a certi romanzi di Saramago.
Grazie a te, Sara,
Sylvie Durbec
massimo ha detto:
LA TASSA
C’era un paese nel quale il Presidente e i Ministri mettevano le tasse su tutto: dopo le auto, la benzina, le case, la gente dovette pagarne una per andare al cinema, in villeggiatura, per giocare a carte, a bocce, a flipper. Dopo averne imposta una persino a chi prendeva il gelato, il Presidente e i Ministri non riuscivano più a trovare qualcosa da tassare. Senonchè ad un Ministro venne un’idea :” E se tassassimo i colori?” disse. ” Tutta la gente li usa; per i più belli, naturalmente, pagherà di più.” Così fu tassato ogni colore: quello delle facciate delle case, delle auto, degli abiti, persino dei palloncini colorati.
Si arrivò addirittura a tassare il verde delle foglie che i contadini avevano nei campi, e i colori dei quadri. Il blu, il bianco e il rosso delle auto, considerati più eleganti pagavano di più, così il distinto grigio-ferro degli abiti da sera, il bianco, signorile dei vestiti estivi, insomma più uno usava colori belli e ricercati, più doveva pagare. Per fare una concessione a chi aveva pochi soldi, si decise che almeno un colore non fosse tassato. Naturalmente fu scelto il meno elegante, il marrone, ma quel marrone particolare, diciamo sporco, insomma il colore della cacca. Siccome a quel paese erano in molti ad avere pochi soldi, tanta gente, per risparmiare la tassa sui colori, cominciò a dipingere color cacca delle case, ad indossare abiti color cacca, a prenotare utilitarie color cacca, e persino i pittori presero a dipingere solo nature morte con soggetti di quel particolare marrone, e quali fossero quei soggetti si può immaginare. Insomma, in breve tempo, tutta la città fu color cacca, e la gente ad avere sempre quel colore davanti agli occhi si avviliva e si arrabbiava. La rabbia inoltre cresceva perché i ricchi continuarono ad usare i colori che preferivano, e spesso senza neppure pagare la tassa, perché certa gente, si sa, trova mille modi per evadere il fisco. Alla fine la popolazione non ne potè più. Ci furono assemblee, comizi, manifestazioni di protesta.
Ma la tassa sui colori non fu tolta. Esasperata, la gente decise allora di fare uno scandalo internazionale: ” Lo deve sapere tutto il mondo che siamo un paese color cacca!”. E, per dispetto pretese che con un referendum si votasse la proposta che anche la bandiera del paese diventasse di quel colore. Il referendum fu ampliamente vinto. Solo allora il Presidente ed i Ministri, piuttosto che far issare una bandiera color cacca, decisero di abolire la tassa sui colori.
MARCELLO ARGILLI
Trovo semplicemente geniale questo racconto. E’ attualissimo.
Ciao. Massimo
Blumy ha detto:
ho già avuto modo di applaudire la deliziosissima poesia di Sara, che trova sempre anche il disegno giusto.
paola lovisolo (cara polvere) ha detto:
e io anche applaudo Sara e succulentemente.
paola
Sara Ferraglia ha detto:
@Sylvie, l’Imperatore potrebbe essere uno di quelli che citi tu, o anche qualcuno più a Est o a Sud o anche oltre oceano! Purtroppo di Imperatori così è pieno il mondo.
@Paola è il tema stesso che è succulento e di grande quotidiana ispirazione!
@Massimo, carino il racconto ma non ho trovato altrettanto carino che tu abbia commentato un mio post con un racconto nemmeno tuo fra l’altro!
Capisco che il tema possa ispirare tanto ma al limite potevi inviarlo alla Redazione.
Grazie a chi ha letto e commentato la “mia” mosca.
Sara
MariellaT ha detto:
Ecco una ridente pernacchia ai dittatori del nostro tempo. L’ho molto apprezzata, grazie.