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la città multietnica, Lucetta Frisa, Mia Lecomte, narrativa per ragazzi, un invito alla convivenza umana
Di “cartonati” belli ne abbiamo visti tanti. Ma questo merita una particolare attenzione. Ci mostra una città con i suoi abitanti, quella che non vediamo subito o che fingiamo di non vedere, forse perché ci irrita e spiazza un po’, eppure è sotto i nostri occhi tutti i giorni. L’Altracittà, scritto da Mia Lecomte e illustrato da Andrea Rivola (Sinnos editrice, Roma, collana Fiabalandia 2010) è un cartonato non a caso di formato orizzontale e le bellissime e spiritose illustrazioni si inseguono orizzontalmente come una sequenza filmica ininterrotta, quasi dilatandosi, e il testo assomiglia a una sceneggiatura: ci ricorda certi amabili films in cui protagonista è la collettività, quella di una città, appunto, o la comunità di un paese o quartiere con le sue microstorie che s’intrecciano. L’occhio del regista si sposta da un primo piano ad un altro, o fa scorrere il piano americano, o si sofferma sui volti e altri particolari, creando brevi fermi-immagine. In che modo si può realizzare questo in un libro che non è un film, ma è scritto da una scrittrice, che non è una regista? Raccontando di ogni personaggio – ognuno con un nome e un’identità ben precisa – una brevissima storia (sono poche frasi connotanti un carattere, tipo di vita, attività) o la breve azione che sta compiendo mentre l’occhio della cinepresa (o la penna della scrittrice) le gira intorno per poi riprendere a parlarne (cioè tornare sul primo piano) là dove l’aveva lasciato. E a questa intrigante passeggiata della cinepresa, come dentro la lettura del testo, il lettore è chiamato a partecipare, spettatore-attore di un racconto coinvolgente. Che non è solo quello della collettività che vive e abita nella città ma di tanti racconti individuali che, tutti insieme, compongono il mosaico corale di una narrazione. L’Altracittà infine non è che una grande città multietnica e multireligiosa e per questo così variegata, complessa e colorata, e ci sfila sotto i nostri occhi ormai costretti a vederla così com’è – “costretti” dall’evidenza prepotente della realtà stessa, una realtà umana mostrata con tanta delicatezza e tenerezza divertita, senza fronzoli, senza lirismi inutili, e lo slancio vitale necessario. L’autrice del testo è Mia Lecomte – poetessa nota, autrice apprezzata di altri libri per l’infanzia, e adesso anche brillante curatrice di antologie multietniche – che sa cogliere la realtà urbana e sociale nei suoi molteplici aspetti, con tanti personaggi quante sono le situazioni da loro interpretate e si chiamano: Viorel, Salvatore, Ling, Mimma, Pap, Ivan, Oscar, Yamila e Shana, Pablo e Tamara. L’Altracittà / è la città che tutti abitiamo/ e spesso non sappiamo /L’Altracittà/ è la città che abbiamo sotto gli occhi/ e spesso non la vediamo. L’Altracittà /è la solita città/ e spesso non la riconosciamo../L’Altracittà / è la nostra città… L’Altracittà è la città di chi lavora sodo e combatte quotidianamente per la sopravvivenza, dorme nelle periferie quando ha un letto e dentro i cartoni quando non ce l’ha, lotta tra mille difficoltà per non essere emarginato e ottenere i suoi diritti di cittadino compiendo i suoi doveri, onestamente, con una bella carica positiva e senso di responsabilità; ma è anche la città di chi si approfitta degli altri e non s’impegna in nulla, si droga, spaccia, è obbligato a prostituirsi e a truffare, compiere dei reati contro la legge, vivere nell’invisibilità e nell’assoluta indigenza con la paura di essere ricacciato verso il paese d’origine: sono bianchi e neri, gente di ogni colore, donne e ragazze, vecchi, giovani e bambini, illusi e delusi, ingenui e smaliziati, gente di cuore, dalle ambizioni normali e dall’anima limpida, e gente che non ce l’ha più, se l’è venduta o forse non sa neppure cos’è. Immergere il ragazzo o il bambino in questa realtà ormai ineludibile che è lì attorno a noi, palpabilissima e visibilissima, introducendolo alle problematiche dell’integrazione, dell’identità e del rispetto delle differenze, per una convivenza equilibrata: farlo con grazia, spirito critico e poesia…sarebbe cosa molto difficile. Ma questo libro-quasi film sembra volerci dire che è una sfida possibile.
LUCETTA FRISA
Sara Ferraglia ha detto:
Mi interessa moltissimo. Invidio chi sa parlare a grandi e piccini con il linguaggio efficace ed immediato delle fiabe.
E ancor di più chi traduce tutto questo in immagini.
Sara
domaccia ha detto:
Articolo “completo” che sa interessare e spingere alla proposta di lettura
Blumy ha detto:
no, accidenti, non la conosco (Mia Lecomte) , ma provvedo subito, ne parli con tanto entusiasmo che fra un po’ digiterò il suo nome su google.
Mia Lecomte ha detto:
Grazie Lucetta di aver presentato il mio libro con tanta generosa intelligenza, il riferimento cinematografico è davvero centrato. Sono fortunata di collaborare con Andrea Rivola (è il nostro secondo libro insieme), le sue illustrazioni raffinate e poetiche fanno tutto.
lucetta frisa ha detto:
vorrei proprio che questo libro per bambini( ma i libri per bambini sono anche per adulti e viceversa, non c’è mai stata grande differenza solo nel linguaggio che è più semplice) fosse conosciuto come merita.
E’ bello come oggetto, è bello come testo, è bello come immagini e il “taglio” cinematografico è quello che più mi ha colpito, una perfetta sinestesia tra tutti gli elementi.
lucetta
ps: se non conoscete bene Mia come poeta, posso sempre tornare qui a poporre qualche suo verso.
Sara Ferraglia ha detto:
Certo Lucetta, a me farebbe piacere conoscere qualcosa in più di Mia.
Sara