Giorni manomessi di Roberto Ceccarini
Edizioni “L’Arcolaio” di Gian Franco Fabbri
Presente da molti anni nel web Roberto Ceccarini si è finalmente deciso a dare alle stampe il suo primo libro. La storia siamo noi cantava Francesco De Gregori, La storia siamo noi, siamo noi padri e figli. La storia siamo noi sembra fargli eco Roberto Ceccarini. Il libro si dipana in cinque sezioni, parte da una guerra sparita e da giorni manomessi. Scrive Giacomo Cerrai nella lunga e dettagliata prefazione a proposito di questa sezione che dà il titolo alla raccolta:
Se dovessimo cedere alla suggestione del titolo di questo libro dovremmo chiederci di quali giorni manomessi si parla. In questa manomissione, in cui ci si immaginano ingranaggi che saltano o producono effetti inaspettati, c’è il presupposto che prima un ordine regnasse sovrano, regolando i giorni. O almeno vi regnasse un disordine feroce eppure leggibile. Ma il mondo, come sappiamo, non è più né volontà né rappresentazione, ma semmai qualcosa che “avviene”, qualcosa di complessivamente incomprensibile e disordinato, al punto tale che non solo la filosofia ma anche le arti si limitano a congelare, fermandoli nel tempo, solo frammenti, schegge, suggestioni sociologiche, nella speranza di riuscire prima o poi a ricomporre un’immagine latente. Il pensiero è debole, il tempo presente è sempre post-qualcosa, il futuro incerto e relativo.
E’ un libro di resistenza, dalla resistenza che fece il padre che fu partigiano durante l’ultima guerra (la Resistenza nell’Agro Pontino), un libro di memoria, della memoria storica e privata, dove la storia passata sembra suggerire che a manomettere la storia dei figli sia stata proprio la storia dei padri, quella storia ha lasciato una traccia irreversibile, un segno incancellabile. Dalla resistenza di quel tempo alla resistenza nel presente e del presente, del quotidiano che ci viene descritta nella seconda sezione del libro “Collezione privata – appunti” per continuare nella terza sezione “Consuntivazioni – interni” e finire nelle due ultime sezioni “Esterni” e “Liturgie” . Il libro di Ceccarini ha la caratteristica di legare ciò che siamo stati a ciò che siamo, dove sembra che ciò che siamo stati sia migliore del ciò che siamo. Mi pare invece che il tempo presente sia più manomesso e più disperato del tempo passato, più disumano, nonostante allora ci fosse la seconda guerra mondiale e molti perirono e molti si sacrificarono per un ideale, quello che colpisce della storia raccontata dell’oggi da Ceccarini è il sentirsi non più protagonisti della propria storia ma oggetti, cose. Il sentirsi cosa che è patologia dell’essere e nello stesso tempo salvezza in quanto le cose non sentono il dolore di un’esistenza piatta e schiacciata sotto il peso di un presente di disperazione, di precarietà. “ci sono giorni che non c’è altra/ medicina che sentirsi c o s a” . Un presente appiattito dunque, banale, e allora sembra che i giorni manomessi siano questi della storia d’oggi e non quelli della storia di ieri. Allora c’erano gli eroi, lo stesso padre di Ceccarini lo era, oggi gli eroi sono scomparsi sotto il peso dell’incertezza, del non sapere più chi siamo e cosa siamo, cosa vogliamo, in cosa crediamo. Anche se Ceccarini ogni tanto nei suoi versi ha scritto “io” anche in queste poche volte ha scritto di tutti noi. Dove e come si possono “aggiustare, sistemare, sanare” questi nostri giorni che sono stati oggetto di manomissione, giorni guasti e guastati, giorni malati, dov’è la speranza? Forse nella parola? In quella parola “pronta a dare, / ad innaffiare giorni/ piante,/icone,/ prima che guasti/la vita. che il tempo/peggiori, divori occhi./ cancelli memorie, radici,/ paesaggi mai visti. Eccola probabilmente la speranza, la speranza è nella parola che racconta e che ricorda, nella memoria, ma presto, si faccia presto sembra gridare Ceccarini, prima che sia troppo tardi, prima che il tempo divori tutto e ci divori. Il suo grido pervade tutta la raccolta. Una raccolta corposa che non lascia indifferenti, che fa pensare.
alzarsi in ore antelucane
prima del cannoneggiamento,
prima che si faccia la storia,
che negli ospedali psichiatrici
venga su l’odore dell’orzo
(del nord di Franz Stangl ).
tentare una sterile alzata,
dove pretendere una luce purissima,
che ci tenga al riparo da cose veloci
che battono il tempo, senza avere tempo.
dobbiamo fare i conti, dicevi: sfollare cimiteri.
un lavoro semplice, in comodato.
tua madre parla. mia madre ascolta.
a quest’ora il paese indossa il sole
e comunica da una radio a galena.
fare i conti, dicevamo.
con tutto e tutti.
disabitare le attese, le pretese.
passare come un sonnambulo
dinanzi all’ennesimo cadavere,
dentro le ombre, di un lavoro
tragicamente a cottimo.
*****
venne l’ora delle scelte difficili:
quelle dei denti addentati alle giacche,
di giorni fucilati dall’oppressione dei vivi.
che le gambe diventarono zampe,
i baci sputi, i cazzotti pugnalate
tignose all’andatura delle cose;
e le cose, che molte volte hanno
un nome, restarono sommerse
nella storia, smarrite nei bauli
epocali di silenzi da dopoguerra,
nelle fiamme alte degli stenti,
nelle albe approssimative
di giorni spauriti
finiti dritti dentro l’acquaio.
*****
1945 festa al castello
c’eravamo cascati dentro. c’eravamo cascati tutti.
come se fino allora non fosse esistita la notte.
c’eravamo dentro fino al collo. e ballavamo,
come in mezzo ad un banco di nebbia,
senza musica, ad occhi chiusi. sospesi, quasi.
difesi dalla nebbia, lontano dagli spari,
dalla guerra, dalla fame dei protocolli.
*****
è che eravamo nel panorama
come cose statiche
e spesso ci scordavamo di avere
vent’ anni e un mondo da tornare
a vestire quando avremmo potuto.
*****
così, c’incamminammo come parole nuove
nella gola scarnificata del mattino,
fragili, “fra caelo et terra”,
come ragazzi frenetici,
pronti a voltare pagine
inciampate,
nella corsa zoppa del secolo
*****
da Collezione privata
mi chiedo:
in quale fermata ti sarai fermata,
in quale sezione del giorno sarai sparita.
se sono ancora appeso al tuo fazzoletto
spiegato,
a sventolare.
accade allora di vederti sul divano,
oggetto tra gli oggetti della casa.
proiettata verso spazi interni
a grattare solitudini interiori.
poi, ti mordi un labbro, silenziosa
strappi la crosta del pane come se fosse
pelle e non vedi carrellare le nostre figure,
addestrate ad andare lontano, a segnare
tutto il confine.
*****
in casa le cose attendono, fluttuano.
dalla mia vita tu entri ed esci,
intermittenza lontana.
lontana la polvere, in posa su cose
che chiacchierano di come al buio
eravamo persi nelle stazioni desolate
(delle nostre taciturne partecipazioni).
lontana la luce nel soggiorno,
lontani i nostri reduci frammenti
spauriti, che nuotano verso terra.
non c’è ragione di restare
incollati al pavimento,
come anni indistinguibili:
fuori l’alba ha un colore
morbido, accogliente.
*****
da Consuntivazioni (interni)
ora che non penso. che tutto è lasciato al caso.
che il corpo non vibra al rumore della strada,
dei piani inferiori, superiori, delle sezioni.
che tutto è singolo. che tutto capita, sotterraneo.
ora che non ti vedo. che non vi vedo.
che l’opera sfalda, sborda davanti, dietro.
che l’appartamento si divide, i mobili si dimettono.
che ogni cosa è seduta, da rimontare, rinominare.
la musica cade a caso, come la pioggia:
sottile, fitta, sporca e dove cade fa una pozza.
ora che fuori il portone, il nome è cancellato,
tua madre come se nulla fosse, sembra salutare
le giornate s’ allungano, neutre, come bisce sull’asfalto.
*****
è di questo che ti volevo parlare:
di come il tempo serri le fila,
cataloghi i tempi morti,
li metta ad essiccare sul davanzale
materno, mentre tu stendi memorie
ad asciugare e bambini
lievitano come soli estivi,
allargati sul bagnasciuga. e sentire
gli anni, sentirli tutti:
il fruscio, il salto più in basso,
la voce rauca che scèma,
chi trema dietro la porta
e che importa se tutto tace,
quando viene sera
e il sole affoga
e nessuno accorre.
Sandra Palombo ha detto:
non c’è ragione di restare
incollati al pavimento,
come anni indistinguibili:
fuori l’alba ha un colore
morbido, accogliente.
Un dialogo continuo a cavallo del tempo e sul tempo che corre veloce, poesie che si leggono tutte d’un fiato tanto il sentire è comune.
Sandra
m.gisella catuogno ha detto:
prendono queste poesie, lasciano scorie nel cuore…
ricorre spesso la parola “cosa”che si carica di significati molteplici e inediti, direi insospettati
Gisella
antonia piredda ha detto:
mi fa domandare quanti tempi abbiamo nel nostro, di tempo.
si, nulla , neanche una briciola da perdere.
bello. antonia p.
antonella ha detto:
per una migliore comprensione dei testi e per approfondimento consiglio vivamente di leggere l’intera prefazione di giacomo cerrai. si può trovare nel suo blog. i miei sono farfugliamenti di lettrice della domenica, perchè oggi è domenica 🙂 altrimenti sarebbero di un altro giorno della settimana. antonella
GIANFRANCO FABBRI ha detto:
Cara Antonella,
ma riesci in tutto!
Una lettura diretta e convincente del bel libro di Roberto. Anche a nome suo (ma lo farà personalmente) ti ringrazio per questa bella scheda.
Un abbraccio da Gianfry
redmaltese ha detto:
Grazie Antonella per questo passaggio su viadellebelledonne, e sulla tua veduta del libro.
Non sono farfugliamenti, sono approfondimenti da “esperta”,altro che…
“Un presente appiattito dunque, banale, e allora sembra che i giorni manomessi siano questi della storia d’oggi e non quelli della storia di ieri.
Mi pare invece che il tempo presente sia più manomesso e più disperato del tempo passato quello che colpisce della storia raccontata dell’oggi da Ceccarini è il sentirsi non più protagonisti della propria storia ma oggetti”
Non ci sono eroi (almeno in questo libro), puntualizzo, Antonella, ma protagonisti e comparse.
Grazie Antonella, grazie a tutti gli intervenuti per l’attenzione e le belle parole.
(aveva ragione Gianfranco “ci penso mi…”),.
anch’io come te cito una bella canzone
“io conosco la mia vita e ho visto il mare…”
roberto
i fossati
alessandrapigliaru ha detto:
Complimenti a Roberto per questo suo esordio cartaceo.
Molto interessata e curiosa di leggerlo per intero. Cerco di procurarlo prestissimo.
Grazie ad Antonella per la segnalazione e la lettura.
Alessandra*
fernirosso ha detto:
e scelgo tra tutte questa:
mi chiedo:
in quale fermata ti sarai fermata,
in quale sezione del giorno sarai sparita.
se sono ancora appeso al tuo fazzoletto
spiegato,
a sventolare.
accade allora di vederti sul divano,
oggetto tra gli oggetti della casa.
proiettata verso spazi interni
a grattare solitudini interiori.
poi, ti mordi un labbro, silenziosa
strappi la crosta del pane come se fosse
pelle e non vedi carrellare le nostre figure,
addestrate ad andare lontano, a segnare
tutto il confine.
grazie di averle ascoltate,le cose da niente,a cui vorremmo assomigliare per essere… più a contatto con qualcuno.ferni
redmaltese ha detto:
grazie alessandra, grazieferni.
mi permetto di linkare il sito dell’editore, che sinceramente sta facendo un lavoro egregio.
si può accedere e conoscere così il pogetto di questa nuova casa editrice, i suoi autori e perchè no, ordinare i libri che interessano…
http://www.editricelarcolaio.it/
ciao,
r.
alivento ha detto:
sinceri complimenti, Roberto
per le poesie, per la pubblicazione
alcune le conosco già, la prima, la seconda. Belle.
Belle anche le altre, così pervase di un abbandono maliconico che fa soffrire “pacatamente” di compartecipazione.
Conoscevo già l’iniziativa editoriale di Gianfranco. Una cosa buona. Da intenditore. Ad essa auguro molta fortuna, e così alla tua raccolta.
cari saluti
antonellapizzo ha detto:
grazie a te roberto non solo per aver inserito il link ma per aver finalmente pubblicato, tu sai che sono stata da sempre una tua fan e che ti ho sempre stimato come poeta, sono contenta d’aver letto il tuo libro. spero che ne parlino tutti, specialmente i critici veri. e grazie a gianfranco per il lavoro che ha fatto e fa pro-poesia. ciao antonella
Luca Ariano ha detto:
Roberto ho letto e molto apprezzato il tuo libro, in particolare la prima sezione (forse per una certa mia affinità alla tematica). Ti scriverò meglio in privato. Ho un po’ di cose da dirti (positive) sulla raccolta.
Un caro saluto e grazie per la lettura
giacomo cerrai ha detto:
sono particolarmente contento che si sparga la voce su questo lavoro di Roberto, che si merita grandi apprezzamenti, non solo come poeta ma anche, credetemi, come persona. In quanto ad Antonella: continua a “farfugliare” così che vai benissimo…
saluti
liliana ha detto:
Scrittura molto interessante. Mi procurerò il libro.
In sintonia con Ferni nella scelta, bellissima!
E le altre non sono da meno, comunque.
Complimenti.
liliana
redmaltese ha detto:
grazie ad Ali, Luca ( allora t’aspetto), Boris, Liliana. grazie!
a Giacomo, caro, ben tornato!
ad Antonella, che abbraccio, non posso dimenticarmelo, sicuro. sei sempre stata il mio sponsor ufficiale lo so, lo sai.
e a te resterò sempre legato, vuoi per i giochi di laboratorio, per i consigli, vuoi per le serate caleidoscopiche…appresso ad un verso da rifare, ad uno straccio di chiusa…
red
marinaraccanelli ha detto:
a me sono piaciute in particolare le ultime due qui riportate; ho avvertito una sintonia con questi versi, come quando ascolto certe musiche da brivido…
era ora che pubblicassi in cartaceo, era ora davvero, Red! ma sicuramente aspettare ha reso la tua opera più densa
marina
margheritarimi ha detto:
Dal titolo già interessante … “la manomissione” mi ha subito immerso in qualcosa che fa pensare alla forzatura alla violenza al falso. al manipolare guastare…sottilmente le anime ed i corpi.
Anche la foto della copertina del libro fa intuire le mani su…
Ma i giorni manomessi possono essere anche quelli che non sappiamo governare? che non sappiamo saggiamente ricordare o lasciare andare senza intervenire pesantemente, senza volere cambiare il senso del loro corso del loro destino? i giorni che non abbiamo voluto lasciare liberi ed essi stessi ci hanno vinti?
fare i conti, dicevamo.
con tutto e tutti.
disabitare le attese, le pretese
Grazie ad Antonella per la chiara lettura
Complimenti a Roberto per questa interessante pubblicazione. versi di una forte tensione ideale.
margheritarimi
redmaltese ha detto:
bisogna aspettare, Marina, lo dico sempre.
i testi devono sedimentare…
grazie per la testimonianza
si, margherita, anche quelli, certamente.
la resistenza ci mantiene in vita si, ma può essere vissuta in maniera passiva. si, anche passiva…
grazie veramente, fanno sempre piacere i complimenti.
r.
redmaltese ha detto:
ho notato che le donne preferiscono la parte centrale del libro quella della sezioni”collezione privata – appunti e “consentivazione”.
gli uomini invece quella della “guerra sparita”.
registravo, era solo una registrazione.
notte a tutti
roberto
liliana ha detto:
Roberto,
le mail alla tua casa editrice non funzionano e non riesco a fare l’ordine online, perchè non so disabilitare i biscottini…
Che faccio?
Ciao
liliana
antonella ha detto:
giacomo il mio scopo era proprio quello, quello di spargere la voce e non quello di fare una critica letteraria di cui non sono capace (checché ne dica il gentile gianfry e l’amico red) confesso di essere un poco curiosa e di voler sapere quelle cose segretissime che luca ariano ha da dire sulla poesia di red. red moi remember semper le caleidoscopiche serate e il verso che non collima e che non casca nel modo giusto, cade la rima e l’accento svicola, giunge la notte e svirgola la luna, resta l’idea di una poesia che dice un senso di sgomento o una gioia impilata e poi versata che attende solo d’essere bevuta
giacomo ha detto:
appunto, dicevo, ce ne fossero di “farfugliamenti” così ben “farfugliati”. Non sottovalutare la tua vena critica, Antonella, che corrisponde felicemente a quella che io chiamo una lettura avveduta…
saluti
G.
redmaltese ha detto:
ciao Liliana, per i biscottini credo si debba disattivare i pop up. ci dovrebbe essere una barra in alto o in basso dello schermo.
se ci sono difficoltà mandami in pvt il tuo indirizzo, troverò il modo io.
Antonella, remember anche le tue famose filastrocche…
red
nicola vacca ha detto:
Ho appena finito di leggere il libro di Roberto.Una poesia attenta alle cose quotidiane che tocchiamo. Ma soprattutto una scrittura della memoria e del presente che sa fare i conti con l’essere.Roberto sa mettere in fila i frammenti del tempo senza avere la presunzione di ordinare il caos.”Ci sono giorni che non c’è altra/medicina che sentirsi cosa”.Nell’inquietudine di questi giorni manomessi quello che interessa è bere quel “bicchiere di vita lasciato a metà”.
Nella pesantezza ideologica della nostra posia contemporanea la leggerezza pennsante di Roberto Ceccarini è una novità che ci riserverà in futuro gradevoli sorprese.
a tutti un abbraccio
nicola
redmaltese ha detto:
ti ringrazio Nicola per aver letto il libro, per esserti soffermato, per aver testimoniato qui.
più che “novità” lo scartare di lato in un certo senso l’ideologia, forse è un ritorno al passato.
grazie, grazie di cuore e buona estate.
roberto
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redmaltese ha detto:
grazie bis Antone’
GIANFRANCO FABBRI ha detto:
Sono felice per queste numerose e belle testimonianze sulla poesia di Roberto. Lo so, il nostro poeta è proprio una piacevole sorpresa che io, come editore, tenevo in serbo.
Leggete attentamente questo libro: è sostanzioso e concreto. Di buona penna.
N.B. per chi non riuscisse a fare gli ordini nel sito de L’arcolaio è pregato di leggere le raccomandazioni che il tecnico (mio fratello Carlo, l’ingegnere di casa) ha messo in calce nella vetrina e nella sezione “leggimi”.
Si tratta di abilitare il sito de L’arcolaio come sito “attendibile” e di sbloccare i popup e i cookies. Io, in materia, sono molto ignorante: ripeto le parole del fratello.
Grazie per l’attenzione.
Un bacione ad Antonella (che ringrazio dal più profondo del cuore); un abbraccio affettuoso anche a Red (il mio autore) e un saluto a tutti gli intervenuti.
Vostro Gianfranco
redmaltese ha detto:
grazie Gianfranco ti sono molto grato, per tutto…
come lo sono con Antonella a cui mando ungrande smack.
r.
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