Venezia – Sono gli ultimi giorni della 54° Biennale d’Arte, quest’anno votata al tema dell’illuminazione. Illuminazione, come la bella nozione dei principi ispiratori che dovrebbero governare uno Stato, come il Nume tutelare dell’immaginazione, propria dei classici greci e latini, Luce come percezione della sua assenza.
Dialettica dei contrari che ha generato una Biennale composta, elegante anche se a tratti borghese; alla soglia del finissage, arriva il momento di tirar le fila per questa novella Penelope (Bice Curiger) cui può esser conferito il merito di aver evitato di divedere “alla facilona” i buoni dai cattivi, i vincitori dai perdenti, i sacri dai profani. La sua è stata una Biennale ermeneutica, linea per la costruzione di un pensiero in divenire, spirituale architettura per immagini. Continua a leggere