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Tutti i testi della raccolta, più di settanta, divisi in tre sezioni (Nequiquam, Bildungsroman, l’ignoranza) hanno un campo di forza inerte, l’anima dei “leoni mandati in pensione”. La vita divora ogni cosa: il talento di un’equilibrista è star vicino alla vita sentendone l’ombra. Quel “Invano (nequiquam) spargere di perfide dolcezze della vita”, che cantava Pierre Quillard.  Gli amori sono nemesi di illusione, gli animali domestici sono mosche e rettili, la via è ammassata di anni, il tempo umilia le montagne.
Non c’è contagio in questa verità. Non c’è espansione da un “uno” ad un “noi”. Non si condivide il peso della disillusione con nessuno. “Ma il letto vuoto\è solo un letto vuoto, chiunque non parla che a se stesso\con chiunque parli”  I dialoghi nell’umanizzazione del dolore recitano soliloqui che analizzano il movimento incessante della morte che inghiotte la vita.
“Perdono un pezzo dopo l’altro\le giunture dei vecchi ponti\l’appartamento non coincide\con la sua pianta in scala”. Leggere oggi la quartina de “I vendemmiatori di polvere” fa impallidire. Tiresia l’equilibrista non è del tutto accecato. Non ha profetizzato: ha letto il futuro guardando il mondo senza un attimo di pace.
La scrittura è ricca, fatta in versi liberi, incisi di terzine e chiuse dalla portata lirica, in una sapienza compositiva attenta ad una quiete dell’enunciato, che sparge Lot e statue di sale, figurine Panini e Barbie. La storia intera recita se stessa quando, Nequiquam, , la gens umana prova a trattenere ciò che è le caro perdendo verso l’egoismo del tempo , che eternamente glielo sottrae . “Panta Rei dice l’acqua al lavandino”. Bildungsroman, è una “Falsa Itaca”. In questi giorni globalizzati,  dov’è il vero viaggio? Si parte e si ritorna, come turisti che non s’incantano più alle sirene. “Dov’è l’anguria promessa\dai depliant dei villaggi estivi: i pomeriggi sprecano le loro praterie\mentre una voce guida prega di attendere”. Nel mondo non si incontrano che gorgoni e immagini di morte. Dove sono i compagni fidati? Dov’è l’amore? Dov’è “questa inspiegabile smania \di affacciarsi, di bere alla sorgente”. Iside è una chiromante da circo, non ‘è più nessuna speranza di vaticinio che prometta felicità.
Probalile o necessario un luogo diverso, per poter continuare a cercare, per “restare ancora qui”, a pensare a una cosa bella, ad affezionarsi alla primavera “sindrome di Stoccolma\verso un sequestratore che si fa degli scrupoli\in fondo nemmeno così cattivo”. L’ignoranza è il fiore nero che chiude la raccolta. Il talento dell’equilibrista che non scende dalla sua fune, guardando le poche nuvole di fronte; la poesia è “testimone unico\dell’apparizione della stella\ non raccontarlo in giro o ti daranno del matto”.

S. Sambiase

Da

guglielmo-aprile-il-talento-dellequilibrista

IL TALENTO DELL’EQUILIBRISTA
di Guglielmo Aprile

 

DI QUESTO PASSO

Ci si incammina verso una probabile
liquidazione totale,
a breve è previsto l’esproprio,
dichiarato incapace di intendere e volere
il vecchio che provvedeva a sfamare
i piccioni dell’intero quartiere;
a partire dal primo di ogni mese
scatta la detrazione,
la confisca è immediata,
le ali di paglia finiscono all’asta,
si mettono i sigilli
ai cassetti in cui non abbiamo guardato,
si archiviano le domande
scadute per decorrenza dei termini.

TIRANDO LE SOMME

Quanti leoni mandati in pensione
e come approdo un’insalata condita male per cena;

tutto un adoperarsi
per riempire bottiglie forate,
per battezzare un falò dall’erba umida;

l’incontro galante sospirato per mesi
si è concluso in una mezza cilecca,
nemesi di chi spera.

Solo le mosche si salvano dagli incendi,
eredi uniche, ironiche
vincitrici sull’apocalisse.

SCORIE
1
Il sarcasmo della pioggia
scortica i volti e denuda le costole
dietro il piumaggio soffice,
le statue giocano a un due tre stella
mentre la morte fa la conta, oppure
con smorfie e boccate distolgono
dall’asfalto lo sguardo dei passanti;

un quoziente scarno, insoddisfacente
si ottiene dal rapporto
fra il mondo e la mia pelle,

non restano che scorie
in un modo o nell’altro da smaltire
al termine di ogni metabolismo.

SFASATURA

Non c’è corrispondenza
tra le parole del banditore
e l’interno della scatola colorata;

i denti caduti e seminati
non daranno raccolto,
scartatala fiammante confezione regalo
l’abito sarà di un paio di taglie più corto;

e quante volte, povera piccola,
resterai delusa
dai distributori automatici
che non rilasciano il resto.

ALTRIMENTI E’ COME ESSERE GIA’ MORTI


Pensa ad una cosa bella,
le caffetterie aperte già alle sei
incoraggiano a vivere i più timidi,
i piccioni pregano sulle pozzanghere,
l’alba e isuoi carichi impazienti di fragole,
gli alberi dalla grazia silenziosa
assorti nel sonno, malgrado il traffico.

Il condannato meglio che resti all’oscuro
circa ora e data dell’esecuzione,
e nel frattempo si svaghi
confrontando i fusi orari
delle diverse longitudini
o portando da mangiare
alle salamandre sotto il suo letto