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Antonio  Spagnuolo,  Ultimo tocco, Altrescritture, puntoacapo editrice

 

Tra le mani ho un piccolo, prezioso libretto di poesie tessute attorno alla perdita e al dolore. Perdita e dolore sono incontri frequenti nei versi: la felicità si vive inebriandosi nella sua breve durata, il dolore si dipana e ci accompagna, fedele nella in una sorte da lui stesso decisa, ingarbugliata e indissolubile.

Le poesie che compongono questo libretto sono dedicate alla perdita della compagna di una vita, perdita ad un’età avanzata  che allarga il vuoto lasciato in un baratro in cui mancano appigli per reggerci e sorreggerci.

Non è solo una perdita definitiva , è una perdita incolmabile e incalcolabile.

Il libretto si divide in due sezioni; nella prima, molto breve e più riflettuta,  il poeta cerca di riesaminare la sofferenza degli ultimi giorni, come se esistesse un farmaco a lenire il battito sempre più rumoroso e vicino del ladro di vita.

“ Palpando l’antiquato pentagramma / indifesa memoria spigole ombre/ al di là della porta / ………./  Parlami ancora di te, dei tuoi singhiozzi, / delle incertezze incredule che non hanno senso. /perché un certo infinito gioca a beffare / il turbinio dello’incoscienza. / ….

Non c’è spazio e/o tempo che racconti di re-incontri, oltre non c’è nulla, il dolore riempie ogni anfratto dell’anima, bisognerà tener conto delle memorie,  saldarsi all’avveramento del quotidiano, mescolare visioni e profezie obbedire a colei che tanto amata, ora ti dice di allontanarti.

“ Mi prende, mi solca, mi avvolge / come capelvenere, / ed è l’unica angoscia che stordisce domande”; vorrei invitare ad apprezzare il primo verso, perfettamente “ in crescendo” ma anche melodioso al di là del significato letterale.

Sull’ abilità poetica di Spagnuolo non si avevano dubbi: in questa silloge la parte più riuscita  è la seconda, titolata “memorie”.

Ormai tutti i giochi sono fatti, non resta che abbandonarsi ai ricordi per rivedere e risentire emozioni nel luogo dove si sono formate.

In questo, che è il più corposo nucleo di poesie, Antonio lascia andare il flusso dei ricordi, sempre teneri, mai stucchevoli.

“ Trappola la primavera /  con i boccioli che non potrai toccare. / Hai spogliato le mura ad una ad una, anche i colori./  …..

Le occasioni del farmaco indiscreto / riprendono ricordi / del dirupo del mare,/……../La mia mano riprova le vocali / nel gioco indiscreto dei giornali.

Squarci di visioni da cui trapelano istanti di tempo condiviso, memorie che chiudono come in un geode  cristalli di felicità. Eppure “ Nulla rimane anche se cento mani / ricamano il vortice profondo che confonde / le mie parole incastrate nel mondo./ …………/ Sei stata una passione, / ora sei gesto di estrema solitudine.

Spero di aver dato al poeta Spagnuolo quanto gli dovevo leggendo i suoi versi e credo che molte donne si rammaricheranno perché nessuno scriverà per loro versi così autentici e veri. Per vicinanza e condivisione lo ringraziamo.

 

NARDA FATTORI

 

Alcune poesie scelte da “Ultimo tocco” – editrice “Puntoacapo”

*

XIX

L’urlo che da giorni sanguina,

cieco tra i denti, nudo nella luce,

offre al tuo ventre

la disperazione promessa già dall’ombra.

Contempla il segno che recide braccia,

le distanze fra le mani che incidono l’assenza,

le fughe, le magie , la carne,

che tracciammo ai limiti del corpo

quasi gioco incessante

per il prossimo ingresso.

*

XXII

Sono fuggiti i giorni della carne,

i giochi raffinati delle ore,

le carezze leggere dei pensieri,

che ci dissero amore di vaghezze.

Eri l’anello del mattino, come sillabe

fulgenti in simulacri di preghiere

ora torni nel sogno a strapazzare

le mie angosce, le miniature dei nervi,

un improvviso accento quasi di paura

nel furore della stanchezza che giunge

a spezzare le mie dita disciolte.

*

XXVI

Le occasioni del farmaco indiscreto

riprendono ricordi

del dirupo sul mare,

della calda battigia,

del tuo collo a scintille,

delle chiavi nascoste per le incertezze,

nel logorio dei muscoli

a scissioni di avorio.

La mia mano riprova vocali

nel gioco indiscreto dei giornali.

*
XXXII

Settecentotrenta volte

ho detto buonanotte inutilmente

una selvaggia scena alla mia mano,

che arranca nel vangelo imperterrita,

e cerca i bagliori dell’acciaio per non sbagliare.

Pulsa di nuovo assurda una dissoluzione

per troncare ogni accento

ed inseguire specchi indispettiti:

Inutile conteggio il numerare

le ossa che hai scomposto per ghermire

gli ultimi aneliti.

Un sussulto ogni squillo che ti rappresenti,

nel supplizio di una ruota, o peggio

una risposta sminuzzata in briciole

attraverso le vocali di un vetro tagliente.

*

XL

E’ stato solo uno scherzo del passato

rincorrere pochi attimi di luce,

spezzare con le dita anche l’incanto,

giorni e illusioni quasi negli abbandoni.

Sospendo ancora i versi tra l’angoscia

per quel che non ho saputo dire,

nei ritorni imprevisti delle sillabe.

Anche il tramonto giocammo a rimpiattino

perché il tempo fermasse la deriva,

nell’effimero pensiero di stagioni,

nel donarti altri luoghi e l’avventura

dell’amore inseguito all’infinito.

Ora coincide l’indecisa solitudine

che graffia le incertezze

e contorce il rimorso

per quelle prove che non riesco a ritrovare

*