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da qui a l’inverno senti migrare ogni tuo nervo
ma non il ritorno alla casa volonterosa
di tenere a freno ogni ala bocca, nella cameretta
l’andare stare ti divide, come dormire
sognare in due, contemporaneamente
uno a capo e uno al piede.
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lo stessa per l’infanzia sotto la betulla
sviluppavo abbellimento, le sue foglie
cadute sull’asfalto, all’interno, alla maniera
pullulante dello specchio, rimandando al precipizio
al tremolio maestoso dell’inizio, quando ogni gesto del padre
scuoteva il discorso, come adesso tutti gli alberi del bosco
in ragione del freddo rizzano i rami, ma questo non lo vedi da fuori.
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tornare, per una volta semplicemente
nel calore e non nei fiocchi della neve
che hanno la gola timorosa. Piuttosto
la sorpresa di una terra che raccoglie
le materne inconsistenze. Sulla vetrata
il cielo splende e inclina tanti uccelli
verso gli alberi, la frutta dolce prima
che si spezzi a terra. Così l’ala di famiglia
inutile legarla, ammettendo tutto e nulla
prende il buio quale soglia, il corpo madre
la sua pioggerella.
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e sulla soglia prendi per buona
qualsiasi stella, la sua luce fredda
sul senso della storia, il suo cuore di
paglia che forma un tetto. Così
ogni minimo fuoco nel petto
può darsi faccia rimanere lontani
e potere non essere chiari
apparteniamo ai volti senza potere svanire.
Entri, la lingua ha candele e porcellane
ma come una madre anche parla con poche parole
e imbandisce un soffione per le bocche che scuotono.
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torna, mi dice, ma non per fermare
te più di ogni altra cosa.
In questo sono antica: non chiedo
con la scusa del nodo. Vedi quel cane magro
è il mio respiro
segna il tuo arrivo, ma anche ti aspetta
a cuccia nella bocca
e fissa ogni piccola parola
la faccenda che sorvola ogni minimo
presente volendolo più grande.
Si getta fra le fiamme comunque
per salvarne qualcuna
prima che l’aria la porti via, che trema.
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A quel punto un sorriso è una fiamma, ramifica
sollecita lo scoppio di risa, l’ombra serafica coda di pavone
o nel chiaro scuro come tigre, affianca la nostra somiglianza
come compagna di banco
…………………………………..il bambino caduto si sta alzando
e più presto delle case risponde ad un giorno divoratore.
Per un attimo infatti rimane cavalcando le ruote della bici
nel buio due astri bianchi vuoti
………………………….e noi agitiamo i fuochi, qualcosa dei fiori.
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Pingback: su viadellebelledonne |
Ho sentito un brivido nella schiena e questo lo dico, come sempre, quando leggo la Poesia con la P maiuscola. Dal “tremolio maestoso dell’inizio” a “l’ombra serafica coda di pavone”, passando da quel “cane magro” che è respiro, tutto si specchia in un gesto che è forma e riflesso, pensiero e fotografia di una evoluzione interna, un nucleo, un ricordo, una aspirazione di cambiamento che si palesa nelle immagini e nei climi. Fuoco, Acqua, Flora e Fauna dipingono garbati un senso di appartenenza e distacco, come fossero corpo e spirito di una creatura indipendente che vive attraverso i moti di un’azione che scava nelle origini. Bellissima, complimenti.
che potenza poetica!
finalmente sei tornata!!! Evviva Margherita e la sua bella poesia!
Versi eleganti perni pensier/sentimento che scivola dalla penna come un soffio che rischiara il presente accogliendo il passato in un balenio di metafore.
Ciao Margherita!
…era pieni di…
La raffinatezza non esibita di questi versi viene subito percepita come dono, come temperie avvolgente ed intrigante che gratifica ad un tempo il lettore e l’oggetto del ricordo .
Complimenti sinceri .
leopoldo attolico –
bentornata, cara Margherita!
e con che versi!…
“Così
ogni minimo fuoco nel petto
può darsi faccia rimanere lontani
e potere non essere chiari
apparteniamo ai volti senza potere svanire.”
ciao
cri
Sono versi che lasciano un poco sbigottiti per l’appello che fanno alla visione e ai suoi giochi fantasiosi. Si vorrebbe andare via, si vorrebbe, ma si corre sul posto, nulla più si affaccia che sia povera luce, timida presenza. La loro magnitudo la senti, la vivi,…
Narda
a bocca a perta sulla potenza di questa tua!
annamaria giannini
L’eleganza di un dettato che si fa ancora piu’ largo e avvolgente (la summa o l’inizio di qualcosa che verra’?).
Abele
grazie, finalmente. 🙂
bacio a margherita e ai suoi versi così materici ma ariosi, pieni di vento.
Bux
“ma questo non lo vedi da fuori”…
sono puri – versi dentro – questi di Margherita, che si dona vera a se stessa in un colloquio incessante tra realtà e rielaborazione finissima, capace di filtrare sensazioni, emozioni, fatti e propositi, gesti: quello che avviene fuori e dentro una gola boschiva trapunta di significati scintillanti, come stelle in una fredda notte di (fatato, per l’occhio bambino) sconvolgente blu. Parole che, porta dopo porta, come entrando in punta di piedi, non smettono di stupirsi e animarsi, portandomi a mano a mano (o mano nella mano, da tenere, da tenersi) in quel luogo speciale e solitario, intimo e sacro: la Poesia.
Felicissima del tuo ritorno Margherita! D.
Lo dico anch’io (rispetto ai ringraziamenti): finalmente eccomi !
Siete stati oltremodo generosi: sono un dono le vostre letture e tutte dicono attenzione e affetto, che ricambio di cuore.
Grazie a Federica che ha fatto un commento davvero acuto attorno al “senso di appartenenza e distacco”
grazie a Roberto per attribuirmi “potenza”, rafforzata per di più da un esclamativo
grazie a Lucetta per le braccia aperte che sento in quel “sei tornata”
grazie a Rosaria per seguirmi con levità e balenio (sì, sono tuoi, del tuo occhio)
grazie a Leopoldo per il dono del suo sguardo che rende dono il mio, e per le sue belle parole
grazie a Cristina per le sue braccia anche aperte e per avere scelto-sottolineato dei versi
grazie a Narda che mi gratifica davvero dicendo che sente e vive queste mie parole
grazie ad Annamaria per la sua generosa empatia (così interpreto il rimanere a bocca aperta 😉
grazie ad Abele: particolarmente intigrante la tua domanda :), alla quale, ovviamente, non so rispondere
grazie ad Antonio: ricambio il bacio e l’apprezzamento, bella la tua definizione
grazie a Doris per il commento molto bello e visivo, che mi trasporta in quella “gola boschiva” con “occhio bambino”…
e grazie di cuore anche a tutti i “I LIKE”
Un abbraccio!
Ci si commuove, così, a leggerti, Col pensiero di te, assaporando il senso di quello che dici.
millegrazie Bruno, sei un tesoro :). un abbraccio
Un flusso di pensieri che preferisce rimanere allo stato di immagini per scivolare dolcemente lungo la china degli inverni di un tempo, sotto la neve dei quali cova una primavera.
Durante le esplorazioni ci si accorge che quello che eravamo non siamo più noi, ma è diventato un nostro compagno di banco.
A questo punto un sorriso è una fiamma che si proietta nel futuro,
per rispondere a un giorno divoratore con qualcosa dei fiori.
Giancarlo, scusa, ti prego, il ritardo..
Ti ringrazio di cuore per la tua lettura, che come tutte le tue e come la tua poesia arricchiscono, e molto!
Invito pertanto eventuali lettori che passassero a cercare le tue proposte anche qui su vdbd e su neobar. Ne vale grandemente la pena!
un caro saluto, un abbraccio
un caro saluto a tutti
Questa tua poesia mi ha fatto venire in mente una mia recente lettura ‘Geologia di un padre’ di Valerio Magrelli, ma devo tornarci su con calma per spiegarmi certe associazioni automatiche intervenute alla lettura. Mi piace molto il tono calmo e riflessivo che la percorre tutta.
Un abbraccio grande Margherita e serene festività
Angela
Scusa fortemente il ritardo, Angela. Grazie del commento. Il libro di Magrelli, questo libro, non lho letto… Magrelli… sono rimasta al primo Magrelli. Buon Anno. Un abbraccio