………………………………Anche l’anima si può riparare.
………………………………Ci riuscì con un filo di ferro
………………………………tra un tempo e l’altro di un concerto.
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Leggendo questo libro, bello anche nell’impianto grafico (corredato tra l’altro di splendide illustrazioni, fra le quali i disegni, compresi quelli sulla copertina, di Sophia Longo) viene da chiedersi se “reversibilità” sia da intendersi, nell’accezione mutuata dalla termodinamica. come di possibilità di (un) ritorno alle condizioni d’inizio senza cambiamento, nemmeno dell’universo. Questo, a fronte di un passaggio per (infiniti) stati di equilibrio, magari confidando in un compiersi di ciclo senza perdita o dissipazione.
Ma: “in principio c’era il male” scrive Abele (poesia “I cavolfiori del male (a Malos Mannaja)”), mettendo in evidenza che l’inizio, sempre che possa essere individuato, è affatto luminoso (e ritornarvi non suscettibile di nostalgia, né auspicabile); tuttalpiù, se “reversibilità” ci appartiene e si persegue, consiste piuttosto nel saper guardare anche il rovescio (della medaglia, del fato), magari, come fa una figlia sulla sabbia, guardando indietro le proprie orme, ricorrendone altre, mentre un padre ne coglie il segno e lo scrive, e il ritornello di una poesia maiuscola, a sua volta lo trattiene.
“Reversibilità”, quindi, non come possibilità di una umanità perfetta che, come una macchina altrettanto perfetta, una volta uscita dal nulla e dall’innocenza primaria, poi vi ritorna senza perdita alcuna, ma di una umanità in passaggio di testimone, mediante una traccia sempre uguale a se stessa o che, al più, che si discosta. Una traccia tuttavia capace, pure se in modo parziale o deformato o declinato per sostituzione, a tradurre in altra forma, (magari in una forma che non compensa, così come avviene per l’omonima pensione), il lutto e la mancanza.
Così dice bene Annamaria Ferramosca, nella sua ottima e accurata prefazione al volume, de la “reversibilità” come “sdoppiamento o rovesciamento”, come “atto salutare”, tanto da “capovolgere gli aspetti del fenomenico quotidiano, ma soprattutto quelli di ogni convenzione/struttura/situazione sclerotizzata, svelando il rovescio del reale, spesso celato nelle pieghe dell’ambiguità. Un invito al lettore ad osservare con lenti più sottili e potenti, con la consapevolezza che scardinare visioni credute immobili è, in fondo, ciò che da sempre fa la poesia.”
Queste poesie infatti cantano in modo semplice e diretto, a volte più indirettamente stralunato e amaro, ma sempre con “reversibilità” fra autore e lettore, quello che succede all’interno/esterno del nostro andare, irreversibile per il singolo, reversibile in quanto per tutti si ripete e fa comune.
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Fischiettando in bicicletta
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Viene fuori un canto insperato
dalle radici dei molari
dal profondo delle budella
dai liquori della cervella,
un canto liquido e sfrenato
che lo fa andare in bicicletta
come se niente fosse se
non fosse che mentre fischietta
i denti si ficcano nella
catena, sono le budella
la camera d’aria e la testa
dinamo che gira e sfavilla.
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FINE MAGGIO
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UN VENTICELLO CALDO
SEDUTO SULLA SABBIA
QUALCUNO CHE FA IL BAGNO
MIA FIGLIA CHE RINCORRE
GUARDANDOSI LE ORME
LO SPAZIO SCONFINATO
LO SCRIVO SU UN FOGLIETTO
LO SEGNO IN STAMPATELLO
SARÀ PER SEMPRE UN CALDO
GIORNO DI FINE MAGGIO
UN VENTICELLO CALDO
SEDUTA SULLA SABBIA
QUALCUNO CHE FA IL BAGNO
MIA FIGLIA CHE RINCORRE
GUARDANDO DELLE ORME
LE PIEGHE DEL PASSATO
LO SCRIVE SU UN FOGLIETTO
LO SEGNA IN STAMPATELLO
SARÀ PER SEMPRE UN CALDO
GIORNO DI FINE MAGGIO
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Reversibilità
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Stavo per andare a comprare il sale
quando ti vidi intenta ad asciugare
i lunghi capelli al sole. La tosse
e il catarro impedirono di dirti
di venire dentro. Sembrava cosa
da fare sposarsi e partire in guerra.
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La notte sentii un piagnucolio
sussurrare ad un orecchio da una vita:
ti ho veduto al fronte colpito a terra,
la neve che congelava le dita.
Di me si son preso cura i parenti
la chiamano reversibilità,
mi hanno legato mani e piedi al letto,
mi hanno strappato i capelli uno ad uno
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uno ad uno come i giorni
stanchi e lenti all’imbrunire,
recisi dal telaio
dalla tela del ragno,
una ad una anche le notti
fredde e disperate all’alba,
slegate dall’ordigno
di un rotolo di spago.
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Al mattino ti vidi nel giardino
asciugare i lunghi capelli al sole,
sto andando a comprare il sale, ti dissi.
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I cavolfiori del male ( a Malos Mannaja)
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In principio c’era il male
e un orto da coltivare,
sarebbe seguita
una cesta di carciofi
aculei da sfogliare
per arrivare al cuore.
Quando Eva inventò la margherita,
per non ingiallirsi le dita
nel m’ama non m’ama,
Adamo s’inteneriva
ancora coi cavolfiori
che coglieva per lei
anima irrequieta,
esaltandone le forme
in un consommé.
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Abele Longo, Reversibilità, Edizioni Accademia di Terra d’Otranto – Neobar, 2012
Introduzione di Annamaria Ferramosca, immagini di Sophia Longo, Nadia Esposito, Giorgio Brunelli e Roberto Matarazzo.
per richiedere il libro: etdo@libero.it
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Altri poesie e riferimenti, nonché letture, sul libro:
http://neobar.wordpress.com/reversibilita/
altre, sull’autore:
http://giardinodeipoeti.wordpress.com/2012/02/07/abele-longo/
http://www.poesia2punto0.com/2011/10/03/parola-ai-poeti-abele-longo
“REVERSIBILITA'” è un belllissimo libro di poesie! lo sto leggendo anch’io.
Un caro saluto a Margherita, Annamaria e Abele,
Rosaria
Sophia, Abele, Margherita!
cb
Grazie Rosaria e Cristina! Grazie ai “I like”
un caro abbraccio
reversibilità anche come eredità o lascito, per dirla prosaicamente pensiamo alla “pensione” di reversibilità che spetta ai superstiti in caso di morte (sempre se la fornero non ci toglie/taglia per salvare l’italia anche quella), reversibilità come ciò che si tramanda, ciò che resta, ciò che si lascia in dono, in ricordo, in insegnamenti, in segni. a parte tutto voglio dire semplicemente che fine maggio “sarà per sempre un caldo giorno di fine maggio” è bellissimo (oh lo so che non si può dire che un verso è bellissimo che si deve stare lì a spaccare il verso in quattro, ma se mi viene il brivido allora il verso è bello, che mi dà piacere e l’arte è anche piacere, mica solo sofferenza) un caro saluto e grazie a Abele per i versi e Margherita per la sua presentazione, e anche a annamaria che ha curato la prefazione. antonella
Grazie Antonella! Bello sentire il verso bello brividoso (e perfetta nel senso che l’arte è piacere, l’ha scritto anche Enzensberger, giusto per citare ciò che ho già citato: “quante volte mi toccherà dirvelo, l’arte senza piacere non esiste”).
un abbraccio, ciao
Grazie a VDBD. Antonella, Margherita e Cristina sanno della mia stima per questo litblog. Esserci arrivato, e con una recensione di Margherita , e’ una grande gioia. La lettura di Margherita e quella precedente di Cristina, qui segnalata, mi sono state di grande aiuto. Mi hanno dato modo di riflettere sui nuclei tematici e altre caratteristiche della raccolta. Trovo, inoltre, il loro entusiasmo, come anche quello di Rosaria, di grande incoraggiamento: il libro sembra che piaccia, tocca delle corde e lascia (spero) il segno. E quando Antonella parla di “bellissimo” a proposito di FINE MAGGIO, non ne sono per niente contrariato 🙂 che non si sia messa a vivisezionare il testo, a legare quelle quattro parole a una sedia e costringerle a confessare, conferma quanto dice Margherita, e che sottoscrivo, che l’arte e’ anche piacere. E ammetto che, nonostante diverse poesie della raccolta scavino a fondo nel dolore, il tutto e’ frutto di un piacere, appunto, di un approccio “ludico” che mi auguro di non perdere
Un abbraccio a voi tutte
Abele
Pingback: Reversibilità – Margherita Ealla su VDBD | Neobar
questo poeta lo conoscevo soltanto di nome (succede, a volte, che un nome ti passi vicino ma qualcosa o qualcuno ti distrae, e tu lo perdi … ) ed è stato davvero un peccato leggere solo ora queste poesie così straordinarie, perchè fuori dell’ordinario, quasi paranormali, se è lecito, aliene nel senso più alto del termine, nel senso che mi fanno venir voglia di entrare in quel mondo di cavolfiori (che bello quell’accostamento a Baudelaire, bello e buffo, irriverente e, perciò, straordinario!) e di cose sconclusionate come lo sono io. Felicissima di leggerti, Abele !
Grazie, Blumy! A “I cavolfiori del male” ci tengo, per via della dedica, a malos mannaja, scrittore e poeta veramente fuori dall’ordinario, e perché rappresenta la prima poesia della raccolta pubblicata, su un calendario (CASA S. ANNA ONLUS/ONLUS ACQUAVIVA) dedicato alle piante e curato da Rosaria Di Donato.
Un caro saluto e a presto leggerci
Abele
Faccio mia in particolare la descrizione del minotauro ottenuto agglutinando una bicicletta al ragazzo (che eravamo) e ottenedo qualcosa di gioioso e fischiettante, io ero così, mi sono rivisto allora quando si andava al Ticino in estate.
Grazie a te Abele, e grazie a Giancarlo! Anch’io ho un debole per “fischiettando in bicicletta”, per la sua dinamo grazia
un abbraccio
Grazie a Giancarlo e di nuovo a te, Margherita. Un gran bel dono il tuo, ritaglio e conservo 🙂
un abbraccio
abele
grazie di nuovo Abele (è che voglio avere l’ultima parola…:))bellissima presentazione di testo suggestivo, lì anche una mia imago..