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Inferno o paradiso?

“Prego, avanti un altro”- ed ora tocca all’Albina, che è la prima di una lunga fila.
Avanza di due passi e varca la soglia.
Il ragazzo che ha parlato è bello e sorride proprio come quel ballerino che c’è sempre in televisione dalla De Filippi.
“ Prego, s’accomodi “- indica una poltroncina di pelle rosso fuoco.
“ Allora signora…”
“ Pasoni Albina detta Bina “- risponde lei, sistemandosi come sull’attenti pur stando seduta: busto eretto, ginocchia unite e mani sudate, che tormentano una borsetta di finta pelle spelacchiata.
“ Signora Albina immagino che lei, come tutti gli altri, sia qui per entrare a far parte del nostro staff”- sorride ancora.
“ Mi scusi, staff, cosa vuol dire? E’ una parola a metà? ”
Il ragazzo batte le mani sulla scrivania ed esplode in un’improvvisa risata, eccessiva e sguaiata.
“ Staff, collaboratori, in questo caso intendo anche comunità o gruppo”.
“ Ah ben…se intende questo, allora sì, io sono venuta qui con quell’intenzione” e annuisce vistosamente.
“Bene, ho letto il suo curriculum vitae e devo ammettere che è il più strano che mi sia mai capitato ma forse si tratta solo di chiarire alcune cose, ora che siamo a tu per tu” – si sporge leggermente verso di lei.
Lei, come ipnotizzata gli si avvicina e sussurra:
“ Il curriculo, quello che ha detto prima, non l’ho mica fatto tutto da sola! Mi ha aiutato Don Mario a metter giù tutte quelle risposte! Lo conosce Don Mario?”- sul suo volto si dipinge un sorriso di speranza.
Il ragazzo fa una smorfia di raccapriccio e lei pensa : “Perché fa quella faccia? Non gli ho mica nominato Tognòn, che puzza sempre come un letamaio; io però ogni tanto lo faccio venire in casa, lavo tutti i suoi stracci, gli faccio fare il bagno e gli preparo un bel pranzetto, poverino! “ – la donna ha lo sguardo perso nel vuoto, a rincorrere i suoi pensieri.
Lui batte un colpo sulla scrivania e si schiarisce la voce: “Andiamo avanti: lei scrive che è nata in campagna da genitori contadini, bravissime persone, caritatevoli e generose, i quali hanno fatto tanti sacrifici per mandarla a scuola dove lei ha imparato soltanto a leggere e a scrivere, perché poi è scoppiata la guerra, quindi il suo grado d’istruzione è …”
“ Prima elementare, poi hanno bombardato la scuola”.
“ La prego, non m’interrompa, lasci parlare me, dobbiamo chiarire molte cose e, come vede, fuori la fila è lunga” – la rimprovera il ragazzo mentre i suoi occhi hanno un barlume d’improvvisa cattiveria.
“Dicevamo che lei subito dopo la guerra, ha fatto diversi mestieri, apprendista sarta, donna di servizio presso un’agiata famiglia del posto e tutte le sue referenze sono davvero ottime; lei è sempre stata una donnina rispettosa, umile, onesta, per cui non riesco proprio a capire”.
“ Referenze? Quella cosa che vuol dire che tutti hanno parlato bene di me? “
Lui sospira. La compatisce.
“ Passiamo al suo stato civile: lei è nubile, come mai?”
Lo guarda terrorizzata:
“ Io nobile? Nooo, si sbaglia davvero! Io sono povera, sono una degli ultimi, di quelli che poi saranno i primi nel regno di là, capisce? ” – la prende un tremore incontrollabile per l’improvvisa paura che Don Mario abbia sbagliato a rispondere a qualche domanda.
“ Nubile, non nobile. Significa che non si è mai sposata !” – e adesso il signorino sta urlando come se parlasse con una sorda e lei vorrebbe diventare piccola come una cimice su quella poltrona rossa e scivolare via, lontano da quel luogo.
“ Perché non si è mai sposata, Albina?” e si sporge verso di lei, perché quasi non riesce più a vederla, tanto è scivolata giù sulla poltrona. Lei, per educazione si tira su, si rimette un po’ a posto, si liscia la sottana, gambe belle strette, ginocchia unite e mani sui braccioli.
“ Oh ben…ecco…insomma…non che non fossi una bella ragazza, solo che mia mamma mi ha sempre detto che se un uomo mi viene vicino poi vuole fare le porcherie con me e magari dopo io rimango incinta e lui scappa e mi lascia lì con un bastardo da allevare. Anche Don Mario me lo diceva quando andavo a confessarmi che delle volte mi venivano certi pensieri e diventavo tutta rossa! Mi diceva di non “formicare” mai e mi spiegava che non voleva dire di non schiacciare le formiche ma di non toccare gli uomini e io gli ho sempre dato ascolto. Ecco perché sono nu-bi-le.” Pronuncia quella parola con orgoglio.
“ Infatti, altra cosa che non ho capito molto bene” – il ragazzo tamburella con le dita sulla scrivania.
“ E poi leggo che ha passato tutta la sua vita curando suo padre, alcolizzato, e sua madre invalida per una brutta randellata presa dal marito ubriaco e che la sua unica sorella, Pina, l’ha fatta interdire e si è presa tutto il podere e i beni di famiglia. E’ vero?”
“ Dunque: mio padre, poverino non era mica alcolizzato. Era solo uno che gli piaceva bere del vino buono e diceva sempre che doveva ancora trovare la misura giusta per fermarsi in tempo prima di farsi portare a casa da qualcuno. Se il suo fegato non si spappolava sono sicura che la trovava questa misura, perché lui si impegnava davvero tanto. Mia madre non è mica rimasta sulla sedia a rotelle per colpa del papà: quella sera lui non aveva trovato la misura giusta e nell’aggrapparsi a lei l’ha fatta cadere dalla scala, poverina. E poi…mia sorella cosa mi ha fatto…?” – non ricorda più quella parola mai sentita prima.
“ Interdire, Albina! Vuol dire che ha dichiarato che lei è pazza, che non può rispondere delle sue azioni e che non è in grado di amministrare i beni e le terre dei suoi genitori” – risponde il ragazzo sbuffando e allentandosi il nodo della cravatta, come uno che ha troppo caldo o che sta perdendo la pazienza.
“ Interdire! La verità è che mia sorella ha più bisogno di me di tutta quella roba, perché è sposata con un buon uomo e ha due figli che studiano. Io cosa me ne faccio della terra e dei soldi? Lo ha detto anche Don Mario che è meglio essere poveri, sempre per via che dopo diventa più facile entrare là…”
“Appunto Albina, questo è il problema: lei è una donna umile, devota e gentile non solo nei confronti della sua famiglia, ma dell’intero genere umano. Lei non hai mai commesso peccati gravi, non hai mai rubato, mentito, fornicato, ogni giorno si è recata in chiesa, ha osservato i comandamenti e ha pregato sempre col cuore. Tutto torna alla perfezione con quanto lei , o chi per lei, ha scritto sul suo curriculum vitae”.
“ Davvero? Sono proprio contenta, perché io ho fatto tutto il possibile per comportarmi bene!”. Sfoglia il suo curriculum e le mostra la pagina quattro. Sembra perplesso:
“C’è un grosso equivoco: qui in fondo alla pagina ci sono due caselle. Chi vuole entrare a far parte del settore A deve porre una croce sulla casella A e chi invece vuole entrare nel settore B deve mettere la croce sul B. Lei questa croce dove la vede?”
“ La croce mi sa che è sul B…sì sul B”.
“ Infatti: B, settore B, quello di Belzebù in persona, il mio!”
Le si accappona la pelle, sente la gola secca e urla:
“ Diavolo! “- e mai nessuna esclamazione è stata più azzeccata di questa.
“ Senta, io non capisco come abbia potuto compiere un errore così grossolano. Il modulo è molto chiaro e se giriamo pagina, qui in fondo, c’è’ tutta la spiegazione molto dettagliata dei due settori; non è possibile sbagliare!”
L’Albina abbassa tristemente lo sguardo e, tormentandosi le mani, risponde con un fil di voce:
“ Ecco, in effetti Don Mario aveva messo la croce sulla casella A ma poi, quando sono arrivata a casa, la notte, non riuscivo a dormire per il pensiero. A come Albina, forse qualcuno avrebbe pensato che non ero umile se usavo l’iniziale del mio nome; A la prima lettera dell’alfabeto, meglio non essere i primi, pensavo quella notte, sa, sempre per via di quel posto, di quel regno e allora mi sono alzata dal letto, ho acceso la luce e ho tirato fuori il foglio dal cassetto. Con la gomma ho cancellato per benino la croce sulla A e l’ho messa sulla B e sono tornata a letto più leggera e più soddisfatta” .
“Ora, Albina, è tutto molto chiaro. Lei non è la persona adatta a noi. Lei non può entrare qui” – il ragazzo raccoglie alcuni fogli sparsi sulla scrivania, corregge l’errore sul primo dei fogli e li mette ordinatamente in una carpetta rossa poi si alza in piedi :
“ Ecco, prenda la sua roba, esca da quella porta e giri nel corridoio di sinistra. Sul muro vedrà l’indicazione SETTORE A , quello degli Angeli. Segua la freccia e si metta in fila davanti alla porta che troverà laggiù in fondo. Vedrà, la fila sarà sicuramente meno lunga, addirittura forse lei sarà l’unica. Vada Albina” – e il ragazzo le allunga la mano per salutarla.
Si alza, si liscia la veste stropicciata, sistema il colletto della camicetta, s’infila la borsetta nel braccio, s’asciuga la mano sudata nel vestito prima di allungarla al ragazzo .
“ Allora la saluto, la ringrazio tanto per la sua gentilezza . Pensi che al mio paese dicono Maledèt al diavel…mica vero! Io non la maledico per niente, anzi lei mi piace proprio tanto!” e gli stringe la mano più forte che può.
Il ragazzo la ritira con grande imbarazzo e la spinge verso la porta :
“ Vada Albina, vada via in fretta”.
Col suo passo lento e barcollante s’avvia verso l’uscita di quel corridoio e vede che la fila intanto si è quasi raddoppiata; quanta gente! Giovani, vecchi, donne, preti, suore, un famoso uomo politico, una faccia della televisione,un Presidente…mamma mia! Quasi quasi un pochino le dispiace lasciare quel posto con tanta bella gente!
“Albina! “ – il bel Belzebù la chiama. Che abbia avuto un ripensamento?
Si gira e lo vede che le viene incontro:
“ Tenga, ha dimenticato questo – e le porge i suoi fogli- lo presenti di là, nel settore A, vedrà che le andrà meglio!”.
La Bina prende il suo “curriculo” e torna sui suoi passi un po’ perplessa : “ Avrò fatto la scelta giusta?”