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io l’aspettavo, ti aspettavo
nell’urlo bianco dell’alba e dell’inverno,
un brusio fitto prima,
poi una litania che cresceva come una marea.
aspettavo nel sangue
che scivolava via dalle pareti del mio corpo
e macchiava le pareti del tempo.
aspettavo e aspetto.
ferma decisa con un’ansia terrigna
la bocca spalancata per comunione,
per lasciarti entrare anche attraverso i denti
la lingua il respiro