provare a tendere un filo
un filo che non si asciughi subito
fra le tue parole
nel bacile a lapis, piccolissimo della pancia
scriverci attraverso
come acque, passi lo spavento della luce
scriverci attraverso
come luce, passi lo spavento delle acque
se vorrai
vorrai? se.
se. quando.
se a stabilire quando le nostre ombre stanno sopra
mi piacerebbe scrive /con/ te
mi piacerà rive/ di/ te
che stingi il pallore come una morte alfabetica
le dune sui ganci a veglia
il tranciare dei grani
afrori e discariche e lastre
che schizzano i polsi
io:- mi piacerebbe scrive /con/ te lo schizzo
di te a quattro mani lo spavento delle interrogate
e tendere lo schizzo di queste morti a(c) – costate
a quattro mani, ancora
o a bocche che lentissimamente sanno di luna
d’albume di quarzo
io che mi scrivi attraversata di laghi
scrivi – anche tu, me – senza perdono le colate
di sangue sui dorsi del faro oceanico
sballa in incudine e canta – e canta –
come una qualsiasi
vergine offri la bocca – dopo mezzanotte –
senti il dolore che unge – dopo mezzanotte –
la schiena, ti sale di lama – ecco, non conto più l’ora, adesso –
osanna
osanna che è troppo delitto per non essere bellezza
ci sale di lama – osanna – osanna –
e crepita decrepita – non contiamo più l’ora, – adesso –
per strofinarci di bellezza e delitto, di dolore che unge.
le sedie assenti dove i posti a sedere sono intanto
due di noi qualsiasi al posto di noi che faranno certo
dei chiodi al mattino
e carne alla sera
per niente al mondo non faranno carne la sera
e fiumi faranno che abbiano le vene delle nostre caviglie.
Scaglie dorsali e chiglie e giove che trema e sospende.
E’ qui che si muore,
non di maree né candide zone terrene.
Qui la carne batte al tramonto la muta
dove la tua religione è una guerra che leva in picchiata
la voce diviene e marcia sul luogo mai dichiarato
Amo la spada
del tuo nome grecale che scanna e raduna
martiri come terre incendiate
il battere pregno di unto e saliva il marcio che grandina
sulle folle dei fronti; sciamano come mandrie di beduini.
Dentro la terra di te dentro il bottone ultracuore
dove la fierezza e terrore
è sputo e madonna che gonfia il suo ventre
ti apre santificata bianca statura di lava
fiore fiore fiore
***
immagine: “to save ink” di pl
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Blumy ha detto:
bella performance, Iole e Paola (40° e più, telegrafica, sinnò me moro)
antonellapizzo ha detto:
Il risultato è notevole, le voci si confondono, nel senso che non si riesce a distinguere chi parla. si diventa coro, o voce doppia. mi piacerebbe sapere come avete lavorato, cioè, come è nato questo testo a due voci, come vi siete scritte addosso. ho scritto sull’onda delle emozioni che alcuni testi mi hanno provocato, ma mai attraverso qualcuno. complimenti antonella
alessandra ha detto:
Che bella questa vostra, una valanga che travolge e tracima di sassi e amore.
Sembra una specie di formula rituale per difendersi, una di quelle che potrebbero utilizzare le sciamane, sapienti madri di terra sanguigna. Sì, questa vostra ha la potenza di una formula che salva e che si/vi fa scudo. Un ascolto e un raccolto molto interessante.
Alessandra*
alessandra ha detto:
quella sopra sono io eh 😉
Maeba ha detto:
Due fuoriclasse. Ci sono dei momenti di grande bellezza, di quelli che ti rimangono impressi alla prima lettura: “che stingi il pallore come una morte alfabetica”;”e fiumi faranno che abbiano le vene delle nostre caviglie.”
Ha anche un gran ritmo. Certo non è mai facile amalgamare le voci e forse qualche volta manca l’ordine ma, in definitiva, varrebbe la pena di perdere qualsiasi simmetria per un solo momento di bellezza.
Complimenti
iole ha detto:
In realtà il testo è stato talmente ben amalgamato (da Paola) che non riesco nemmeno io a distinguere più cosa ho scritto io e cosa lei.
E’nato parecchio tempo fa (un anno? di più?) con un desiderio (partito da me? lei?) o meglio un bisogno, di seguire la voce dell’altra. Come una spinta che accelerava mano a mano che il lavoro proseguiva.
Questo tipo di scrittura per me è molto istintivo, passa quasi esclusivamente dalla percezione che non chiede e non si chiede, ma che procede per intuito e sensazione.
Ringrazio Paola per questa opportunità e tutti per l’attenzione.
Colgo anche l’occasione per fare i complimenti a Alessandra, a Antonella e a tutta la redazione per il bel lavoro della rivista: ottimo l’editoriale che invita a sostare a lungo.
ciao!
morenafanti ha detto:
bellissimo testo. Forte e incisivo. Complimenti a tutte e due per il modo con cui avete unito le voci.
Anch’io vorrei sapere il metodo usato. Scrivere a quattro mani è una cosa che mi attira da sempre e che pratico ogni tanto, ma in prosa è molto diverso. Mi verrebbe da dire ‘più facile’, ma forse non è vero.
è facile ciò in cui riusciamo.
Ma mi sono persa. Di nuovo complimenti. Bravissime.
margherita gadenz ha detto:
non importa chi ha scritto cosa. distinguere i versi di paola da quelli di iole. nella scrittura a quattro mani, credo, che tutto si confonda, le mente di una si riversa in quella dell’altra e ci si abbandona. istinto, dice iole, infatti: riversamento dei pensieri delle immagini delle ‘allucinazioni’ senza meditazione. ecco che nascono poesie come questa nelle quali ti amalgami subito. neanche le svisceri te ne lasci assorbire. scivoli dentro le parole, ti rompi le ossa, sbirci il cielo, poi ti chiudi nel cerchio: ‘è qui che si muore’.
un grazie a paola e a iole
margherita
paola lovisolo (cara polvere) ha detto:
un anno è più che custodisco questi versi nati da un serrato scambio epistolare con Iole. credo che essi fossero già scritti prima di noi e quel giorno il filo d’ acqua non evaporò senza prima prendersi il tempo di farsi tracci are e tracciante a manifestazioni che altrimenti non avrebbero mai visto “il buio”.
notavo anche come questo testo letto al contrario si faccia altro organo dello stesso corpo
ringrazio Iole per avere presenziato con il suo carisma poetico e per
la sua disponibilità, e ringrazio le lettrici intervenute per la lettura e le bellissime parole di rimando che sono un valore aggiunto a questa con-versazione /con-versamento.
un saluto
paola
maria pina ciancio ha detto:
complimenti. grande flusso creativo e attima riuscita. ho provato a leggerla all’incontrario… e funziona!
malos ha detto:
il ragionamento labirintico (sarà l’appena letto) mi riporta un filo ad arianne sexton.
la parte iniziale è la più viva, con “attraverso” scritto in corsivo nel ventre gravido di parole. poi il battere pregno si smarrisce un poco, lungo la via, seppure con mestiere (più vecchio mondo, e non potrebbe essere altrimenti, il fiore)
: )
paola lovisolo (cara polvere) ha detto:
@ maria pina
grazie davvero per l’ attenzione e per la lettura in entrambi in sensi.
@ malos
anne sexton, si. molti (i) fili femminili partono da rocchette uniche
non importa il tempo in cui si maneggia l’ ago
[…]
la parte iniziale è la più viva/
con “attraverso” scritto in corsivo
nel ventre gravido di parole/
poi il battere pregno si smarrisce un poco/
lungo la via, seppure con mestiere
(più vecchio mondo, e non potrebbe
essere altrimenti, il fiore)
grazie del bellissimo poesiavspoesia
critica commento riflessione.
a rileggersi
paola
ps: mi scuso per il ritardo nella risposta
daniela raimondi ha detto:
Splendida…
Il ritmo e il suono è unico. Ottima amalgama di versi
brave!
Daniela
paola lovisolo (cara polvere) ha detto:
grazie della lettura, Daniela.
e delle parole che hai lasciate
paola
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