L’immagine, dedicata a Mariella Bettarini, è di Roberto Matarazzo
Perché hanno lasciato un gioco di legno
immobile nel campo, sembra anche più sola
e grande la sera, ora che appena
sfiora le case e il paesaggio, e più in là
il mare, e per le ali dei gabbiani
è notte di sonno, e buio per le acque,
e immensità di calma per il cielo
e riposo invisibile di rondini.
Il nome (1968)
Il mio nome schiumato dal
setaccio, con pesciolini e stelle
di mare; il mio nome ilare,
che non è me, che non mi rappresenta,
un nome sconveniente,
fangoso (brandello da avvoltoio).
Su altre piste muovo
il mio carro; fuori da Firenze, d’Italia, fuori
dal mondo, senza più
ragionevolezza, ma per questo
irriducibile,
ferita nel centro del ventre
come da un taglio cesareo da cui
esca finelmente l’io
che andavo cercando.
da Il leccio (Editrice I Centauri, Firenze, 1968)
La rivoluzione copernicana (1969)
La libertà
non è liberazione. Ora seguo Copernico.
Prima seguivo Tolomeo, ero annebbiata
dalla mia storia. Adagio, il cervello che dosa
e sceglie, la vena aperta
da cui ci si dissangua, dissero
l’entità dei fatti, il coaugulo
di colpo entrò in orbita, l’occlusione
fu sbloccata; conobbi disciplina e docilità
in ugual misura, sostenni con il caffè
i rapporti deteriorati con Tolomeo, finché
non lo vidi svanire alla vista; da cima a fondo
si squarciò il velo non appena vidi
la folla che mi accompagnava.
da La rivoluzione copernicana (Trevi Editore, Roma, 1970)
Terra di tutti (poemetto, aprile-dicembre 1970)
III
Penso alle parole strozzate in gola, alla materia
che tutti i giorni si condensa e al cervello
che scoppietta – terra di nessuno, perciò
di tutti (del resto, inutile che ricerchi qui
nel cervello – la mia immagine: più facile
la trovi riflessa nella prima pozza d’acqua
che si presenta)
“I primi saranno gli ultimi”. Guai
ai primogeniti, alle primipare
e ai primitivi: ai profeti
e ai prediletti. Il cervello di uno
è terra di tutti e se a uno si muove il lampadario
dentro il teatro, stia attenta la folla
che non le cada addosso
una montagna di calcinacci.
da Terra di tutti e altre poesie (Sciascia, Caltanissetta-Roma, 1972)
In bocca alla balena (1971-72)
quanto ci cresce l’erba quanto cresce…
quanto ci cresce l’erba quanto cresce
nella schiuma dell’acqua mentale riempita di papaveri
galleggianti di fiori bianchi gialli
viola-rosso-rosa-arancio violetto
con molti stami e molte vespe.
Oggi c’è il popolo
non si può dire “dov’è il popolo?” cammina sventola
depone voti (la regina fa uova poi muore).
Oggi non si può dire “dove l’hanno cacciato?”
oggi
c’è il popolo per tutto il verde dell’Italia
oggi
è la nostra giornata facciamoci questa bella
mangiata, questa “bella”, prendiamo la rivincita
mettiamogli paura a quei piccoli potenti
saccenti ubbidienti di ieri.
E’ il giorno nostro uno dei tanti
uno dei più importanti perché il più vicino
a essere il giorno della gabbatura finale – giorno
con tante patetiche bandiere e tanti vecchi
tante visiere tanto popolo-popolo
oggi
è la nostra democrazia
guardata nel fondo degli occhi da un carabiniere
con un gran fascio di papaveri e due scarpe immense
sopra due piedi troppo piccoli
per spiccare il salto e dare la scalata
alla cuccagna di cioccolata.
da In bocca alla balena (Edizioni “Salvo imprevisti”, Firenze, 1977)
mie giornate marzanti lunghebrevi miei… (1972-74)
mie giornate marzanti lunghebrevi miei
ninnoli acidezze rancure radicchietti
mio ricordo
rinascere restare rodere
rombo rododendro ranuncoli
mio sforzo di durare
galleggiare ristorare riprendere.
un anemone secco
in mezzo a un vaso un gambo spiegazzato una larga
finestra una mano sciancata
un ricontare a lungo
un’offesa una ciocca una pagliuca (diletta?)
una pagliuzza in un occhio un pane a vetri cotto
(bene) i figli di nessuno per contorno una bella famiglia rimediata
una dura nidiata una girata
di testa e un vitale ascensore per ascendere
l’orlo delle scale smerlate poverelle
compagne mie
le arselle narcisetti papaveri ortensie dai colli
blu affacciate
da Dal vero (Sciascia, Caltanissetta-Roma, 1976)
La nostra gioventù (1976)
Nota dell’autrice:
da Suite italiana
Mostro o farfalla?
I
Farfalla-libertà
vienimi accanto:
c’è un mostro
fatto di confini
che si diverte a soffocarmi.
II
Farfalla-acqua
dammi da bere:
c’è un mostro
d’acqua putrida
che si diverte ad assetarmi.
III
Farfalla-sole
scaldami:
c’è un mostro
di antico oro
di merda e sangue.
IV
Farfalla-carne
puliscimi:
c’è un mostro
di vermi e serpenti
che mi tortura.
Le campane di gloria
Il sole scalda
come da sempre
e la bambina-vecia
con due figghi morti
stringe il nero
non ridendo più.
da La nostra gioventù (Sciascia, Caltanissetta-Roma, 1982)
(per l’amico Roberto C. novembre-dicembre ’78)
ora sono di fronte a un
tessuto – un tessuto cardiaco –
a un’arma – ad una
inimicizia.
qua questa carta
ti chiede di rivelarne i dati certi:
dammi le chiavi per uscire
dal simbolo – per aprirlo
*
immagino (invece) i luoghi
dove sei nato: anche
un freddissimo dicembre
o qualche luogo
del sessantennio andato – qualche
foglia di platano – una
clessidra
parecchie pagine
delle mie carte – i fili
del telefono.
non è visibile il trionfo
della morte appunto per il fatto
che non sei affatto morto
nonostante ti ostini a crederlo
*
un capelvenere – l’ospedale
senza più ponti.
perché dici
che è come previsto?
a questo punto
la morte innescherebbe la novità
l’indecifrabile
siamo dunque già arrivati alla morte?
da Diario fiorentino (Sciascia, Caltanissetta-Roma, 1979)
filtra negli occhi … (1980)
filtra negli occhi
brilla balza
(filtrava balzava
imbrilliva) e la tua frangia (bionda)
e la tua chioma spettinata
(bruna) compivano la bruma
nella mia testa
di tutto questo
restava una luna
e i primi libri ingemmati
(padri dei libri/alberi)
e il cane che balzava
e stelle s’incontravano
a mezz’asta a mezza
luna a mezzo (mio) fegato
dove andavo
sparita in scomparizione?
dove mi volava la testa?
da me
disseminandomi (morta ricomparita)
sdrucciola tra mobilia spaiata scale
cotte – lampi a lampi di noi
ferraglie rotte e la trasfigurante
primavera in udito
da qualche parte e i venti della sera
in apparimento e l’appartamento
che d’un tratto s’illumina
oltre il campo
ed il tuo corpo-manto
e il bambino che si guarda
allo specchio
vedi – pago parecchio
sospesa
nelle puntate della testa
nella festa (triste) di questo
accadimento
nell’evento
rivelatore
nei cavalli/trastulli nei fanciulli
da Il viaggio/Il corpo (L’Arzanà, Torino, 1982)
eccomi al piumoso pappo…(31 gennaio 1980)
Nota dell’autrice:
… e i dieci brevissimi testi che qua si pubblicano, scritti fulimineamente in una sera d’inverno, ripropongono niente più di questo: la qualità e fatalità dell’occhio, la vitalità e visività fatali (eppure segrete) della vegetale materia ingigantita dal “macro”.
5
eccomi al piumoso pappo
della clematide vitalba
(alba/spora
alba/seme)
raccolta di filami
di pelami
e fogliami
la peluria dei
vecchi
e ragni/tele agitarsi
di cose e girarsi
di incaute prode
7
sfocare (ex-plodere)
annuvolare carminio
di bacche stente
che vedo
si accapigliano si carezzano
si
festeggiano
sfavillanti
e disperse
10
vigneto
vigna
il ristagnare
fumo del mosto
infernale
fine d’agosto
la foglia/grillo abbarbicante
il seghettante sfondo
di un’uva
senza piedi
che deflagra
che si sottomette
da Poesie vegetali su foto di Gabriella Maleti (Quaderni di Barbablù, Siena, 1982)
sotto il bosco… (1980)
sotto il bosco
o sottobosco (UNDERWOOD)
delle invisibili
di Franz
delle ineludibili
delle inarrivabili mani
che battono sotto il bosco
che battono
(i bosco) a forma di letto o di
dentellante luna
poi
dita/codice in volo con inchiostro
e nervetti che trillano
la virtù
della pazienza
della (in)temperanza dello strumento
ben temperato
delle immani possibilità
(di viaggio messaggio vassallaggio)
e B e M (fuggono)
la situazione fredda/calda
offerta come offerta
su piatti numerati siglati destinati ad arti
di messaggeri proclamatori bardi banditori ciechi
taciti bisbigliatori e sonori amori
da Ossessi oggetti/Spiritate materie (Quaderni di Barbablù, Siena, 1980)
mi pare di capire… (1975)
mi pare di capire
così poco i perché ho messo la tua
faccia davanti
e ti guardo
spesso e tengo i tuoi libri
dalla parte destra
del letto
dove poso
quel muscolo la notte
e dormo
sotto i miliardi di fuochi
e dentro la visione di un paese diverso
che non sta a me sola fare
ma che sta anche a me.
è un’estate
dolce – inutile fare – dolce.
quando penso che a Roma
non ci stai più
non sto affatto
bene
eppure non pensavo a te
quasi mai
mai anzi
pensavo a te
al tuo triste capo
che andava invecchiando
in cerca d’Africa.
l’abbiamo qua
la nostra Africa
vedi
e il Terzo Mondo
non è lontano
e il così detto sottosviluppo
è un Sud di fame
e la CIA è la CIA
dappertutto
e il Po
è il Nilo e il Gange
il Friuli
è la terra affamata
dell’Amazzonia.
l’alternativa
l’abbiamo qua:
l’Africa
non serve – defunto Rimbaud
italiano con smanie e rughe.
(…)
ora chiudo
perché sono
stanca e perché
queste righe mi paiono
in fine
senza costrutto
ché non sta a me
sola costruire niente
semmai
ri-costruire incerta
quei gridi da quelle
piazze
quelle speranze
e il rosso
di pochi papaveri
da Trittico per Pasolini su Almanacco dello Specchio n. 8 (Mondadori, Milano, 1979)
qua fra questa flora…
qua fra questa flora
dentro queste appendici erbaceo arborescenti
a corimbi a grappoli a capolini a ombrelle
a calice a scarpa a faccia stupefatta
di dissociato mentale di mentecatto
e fòbico trepidante con pendolo
mascella sbarrata et etiam parletico
flora con scarpe basse e nuvole
martelli scrittorii di corsa
flora
che parla e che comanda mediante gialle
orecchie d’orso – pan porcino
doronico dai fiori grandi – campanella ascissa
ipocheride ad un sol fiore – carlina
dalle foglie d’acanto e quanto d’altro
prospera e s’appella a me
flora
sfera d’amante – ferace sfera
vegetalica – foro traverso il quale
passo e ripasso
tesso la doppia rete
d’una duplice cima
d’un doppiato versante
di una me duellante
di una me da sdoppiare
da Vegetali figure (Guida Editore, Napoli, 1983)
i testi sono tratti dall’Antologia, A parole – in immagini (Edizioni Gazebo, Firenze, 2008) fine Prima parte
Del monumentale corpus antologico concernente l’opera in versi di Mariella Bettarini, Autrice che non ha bisogno di soverchie presentazioni e ritenuta con giusta ragione fra le maggiori della contemporaneità, viene qui riportato un compendio cui si è scelta la divisione in due parti non tanto ai fini di un preteso (e, nel caso, pretestuoso) excursus filologico o, tanto meno, esegetico. E’ noto – o così dovrebbe essere – il carattere eminentemente soggettivo, e non immune da pericoli, delle scelte selettive che conducono all’estrapolazione, da questa o quella raccolta di poesie; di un testo piuttosto che un altro.
Dunque, si è qui preferito dare un taglio piuttosto cronologico nel presentare la complessità di un lavoro che si articola nell’arco di un quarantennio espresso in ben ventisette raccolte edite in volume e il cui alto profilo già si palesa dagli esordi.
Non quindi una esplorazione con residui analitici pur se a latere, essendo viva e vitale un’ampia letteratura critica al riguardo, ma un viaggio nella cronologia di un’opera che comunque non si dà tempo (non fosse per le datazioni spesso apposte per mano della stessa Autrice) tali sono la cifra e il magistero di una poetica la cui datità si annuncia in un percorso vettoriale che oltrepassa i limiti della storiografia stessa e dei conseguenti ed eventuali – quanto sterili – tentativi di storicizzazione.
Ne consegue che il criterio di selezione, per quanto “opinabile” come tutti i criteri di cui si sussume la soggettività, non solo “elude” i termini esegetici e filologici di cui si è detto, ma non pretende neppure di indicare i componimenti ritenibili quali maggiormente significativi ché, in tal caso, ben più ardua sarebbe stata l’impresa di ripartizione.
Tenendo presente il fondamentale carattere di omaggio che questa ricognizione intende assumere nei confronti di Mariella e del suo straordinario iter, si è pertanto adottata la scelta, certo non esaustiva, di riportare una poesia tratta da ogni raccolta (fatta eccezione per talune a struttura poematica di cui si offre più di un esempio per amore di coerente unitarietà), a partire da quella di esordio, con l’ulteriore fine di illustrare al lettore interessato all’approfondimento un saggio di quella che si può definire una vera e propria grandiosa progressione poetica.
Mirko Servetti
Note:
1)vengono così riportate, in questa prima parte del ‘post’, le poesie tratte dai volumi pubblicati a partire dalla seconda metà degli anni ’60 (Il pudore e l’effondersi – 1966) fino agli inizi degli anni ’80 (Vegetali figure – 1983) dove sono inoltre indicati gli anni di composizione delle diverse raccolte
2)il brano di apertura, scelto in funzione “didascalica”, si intitola Il gioco di legno ed è tratto da Il pudore e l’effondersi
Mi è molto lieto rileggere qui, con l’aiuto dell’ottimo Roberto, stralci dell’opera, di grande poesia dell’amica Mariella, nome scherzoso per controcanto al suo compito, Essa ci avverte.
Ma la bellezza e la potenza della sua fedele, prolifica scrittura attraversa le stagioni del secondo novecento e l’oggi, con un auscultare il proprio tempo, che ha del miracoloso.I contenuti sempre stretti al gioco tenero e affidato con la lingua, la rendono sicurissima poeta.
Non sono lontani gli anni in cui, a Milano la stima di poeti come Antonio Porta, o la presenze di Mariella anche a rassegne come “Donne in poesia” insegnavano a tributare rispetto e stima ai talenti, in gioco di libera intelligenza.
In questo tempo malato di mercato, io stessa reduce non guarita da ammalamenti, saluto qui l’amica e poeta con il plauso e la gioia del riconoscere il lei l’alta fiamma della poesia (avrei scritto, dopo il nostri incontro:..”Tu tanto querida, e vicino al limite/fiaccola concreta”.
Maria Pia Quintavalla
Grazie a Mirko e Roberto per il doveroso omaggio a una scrittura che è realmente “Terra di tutti”..Viola
Un grande manu-fatto, Mirko, tessuto tra ventre e ventricolo,nel filato di un’anima che non si lascia imbrigliare in cornici e gabbiette letterarie. Chiede che la si segua e seguirla è stare al canto, il suo che si fa nostro come il flauto,un respiro di-pan-(n)ato. Davvero monumentale la gran mole di scritti dell’autrice che ancora leggo,da tempo, e in cui spesso quasi affogo,con gioia, con il lusso della luce nella trasparenza delle acque di un gran mare,anzi,certamente di quell’amare che oggi si è svuotato di sillabe son-ore.Profondamente grazie per questo passaporto per la terra mai fatta nazione, ma stato,dell’essere, intimo ed esteso.
Un grande grazie anche a Roberto che ha costruito un pozzo di lì-là,tutti i luoghi di amore e intelletto.ferni
alcune delle poesie di Mariella Bettarini mi sono piaciute in particolare: là dove scorre leggera (ma non troppo) sulla levità del nome e quelle dal diario fiorentino.
Sorprendente ciò che proponi
caro Mirko con il valente aiuto di Roberto
E’ chiaro che chi ama la poesia come te
non può far altro che amare queste poesie
così dense di sentimento , di vita.
Niente è scontato, tutto è esteso in
corrispondenza dell’anima, fino in fondo
con sottile ironia.
Un caro saluto
Josè
Si può parlare di “sincerità” in poesia, di autenticità ? Domanda ambigua, difficile e,tutto sommato, molto ingenua. Forse da non fare mai. Ma se se ne richiede un esempio, eccolo nei versi potenti di Mariella. Nella sua tenacia, nel suo fremito ritmico,nella sua umanità, nel suo porsi senza orpelli davanti ai lettori come davanti a sé stessa. Già dalle prime prove e soprattutto da “La rivoluzione copernicana”che lei mi inviò generosamente, ne rimasi molto molto colpita. Indelebilmente. Una voce unica, irripetibile.
Sono felice che Mirko -sempre bravissimo- abbia dedicato a una simile poeta questo post, questo omaggio alla sua autoantologia appena uscita. Mi ha preceduta perché io sarei stata molto meno convincente ed efficace. Lo ringrazio di cuore.
Persona carissima e preziosa,Mariella, tenera e rigorosa.
che abbraccio con tanto affetto e tanta stima(ma lei lo sa)
e complimenti anche Roberto e alla sua magia pittorica
Quarant’anni di poesia sono un percorso lungo ed impegnativo, ma Mariella i suoi anni di scrittura se li porta bene, per la coerenza del suo percorso e per l’apertura verso gli altri autori.
Io l’ho conosciuta a Firenze nel 2003 e da allora siamo rimaste in contatto tramite e-mail, perciò, sono stata contenta di ricevere qualche mese fa il suo volume autoantonlogico.
Un grazie anche a Mirko perché in un volume così corposo non era facile scegliere i testi da postare.
Cristina
Un bel dono per questo sito. Ho vivo nella testa dopo la lettura il ritmo musicale anche non voluto, l’acutezza dell’ occhio, la grande capacità di rendere ciò che vede all’esterno e all’interno e che rende Poesia nel ponte delle parole. Un pioggia di versi da rileggere con calma.
Mi auguro che il corposo lavoro della Bettarini venga riunito in un unico volume. Sandra
in genere non rispondo mai “persona a persona” ma è doveroso dire a maria pia quintavalle che la scelta e il contenuto del post è opera dell’amico mirko servetti che ha avuto il grande merito di farmi conoscere la Donna che si cela dietro un nome: con cortesia e signorilità ne sono divenuto amico e, quando mi ha spedito a casa il suo corpus poetico, ne sono rimasto colpito per poi, aprendo a caso le oltre 800 pagine, ritrovo una sua lirica che sembra essere stata scritta da Lei per la mia attuale ricerca figurativa, il Suo LA FLUIDITA’ (pag. 582) mi ha talmente folgorato che sono rimasto senza parole..
grazie a mirko e grazie a mariella per questa fluidità che avverto quale fluidità del sentimento amicale..
roberto
bellissimo accostamento lirico-musicale e pittorico.
complimenti davvero!
splendida sinergia parole-immagine e suggellare un’excursus poetico di grande spessore
personalmente, mi è piaciuto “Il nome” e “Terra di tutti” e poi il duello con la vegetazione (argomento che mi stimola molto)
un saluto
marina
mi ha colpito a una prima veloce lettura che mi riprometto di approfondire, la ricchezza di temi, lessico, sintassi, il passaggio da un’espressione piana, a versi più raffinati e involuti…complimenti anche a Roberto, per il bellissimo caldo dipinto
Gisella
Profonda stima ed ammirazione per una poetessa che conosco solo per avere letto parte dei suoi scritti e la rivista da lei fondata L’area di Broca . Il suo grande impegno ed il suo lavoro si pone come punto di riferimento e di studio.
E questa è una occasione per farlo.
Grazie a Mirko e alla bella combinazione in immagine di Roberto
margheritarimi
Mi scuso con Mirko Servetti, che ringrazio, omaggiando la bravura e scelta.
maria Pia Q.
Mi fa molto piacere che si sia voluto dedicare spazio al percorso poetico di Mariella Bettarini che ho avuto la fortuna di conoscere diversi anni fa a Firenze e che generosamente scrisse la prefazione allla mia raccolta “Mutamento” (1999). Mi sembra poi che la scelta di Mirko, certamente come lui stesso ammette non esaustiva, possa darci a noi che già la conosciamo e a chi ancora non la conosce il giusto avvio per una rilettura e/o per una scoperta che non potrà che arricchire.
Un grazie, dunque, a Mirko e un saluto a Mariella, Lucianna
Dimenticavo! Complimenti a Roberto per queste sue sinergie sempre più intense e calzanti! Lucianna
vorrei scusarmi per le mancate risposte ai commenti positivi e confortanti ricevuti. Una serie di noie al funzionamento del PC -compreso un problema di connessione – ne hanno compromesso il funzionamento fino ad oggi.
Cercando, come meglio posso, di ovviare vorrei innanzitutto ringraziare Roberto Matarazzo per il prezioso apporto in immagini, contributo sinergico che viene ulteriormente a impreziosire l’excursus sull’alta e vasta opera in versi di Mariella Bettarini.
è una gioia e un onore ricevere le attente impressioni di Maria Pia Quintavalla, autrice fra le più rappresentative del panorama letterario. Nessun problema, naturalmente, per l’involontaria “svista”. Un caro saluto con sincera stima.
grazie, cara Viola, per la vicinanza e per l’affettuosa ‘rivendicazione’ di appartenenza a una poesia la cui caratteristica di essere “Terra di tutti” costituisce il tratto peculiare di un percorso dai toni altamente civili.
Ti scriverò privatamente.
per Ferni, per la sua pluridimensionalità poetica:
“tacito te corpo mio deviatore
mutamento imago in mezzo
ai flutti
campanile infilato
nella luna – cruna d’ago
allegria
fatta a rogo
sfogo che traspira e
traspare
solenne mare
dentro il mare
luogo di scoperte
e di funghi
segno
d’un breve regno
come sfondare porte aperte
fare un buco nell’acqua
puntare sul pensiero”
Mariella Bettarini
cara Juliette, proprio per quegli inevitabili criteri di soggettività che mai rendono facili queste scelte le tue parole mi giungono maggiormente gradite. Grazie e un caro saluto.
grazie, Blumy, è una lettura coinvolgente, un addentrarsi nell’ universo di un’alterità ancora da scoprire e anche da re/inventare.
pur compenetrando con rara intuizione la cogenza del ‘drama’ che da quest’opera traspare tu, Josè, sai coglierne anche quelle sfumature ironiche che, ben lungi dalla volontà di straniamento, ancor più sottolineano le istanze di una dichiarazione d’ amore per la vita (e, inevitabilmente, un orrore per le sue infrastrutture perverse e pre-costituite) che raramente ha eguali nella poesia attuale.
Grazie Mirko, grazie del dono oltre il precedente e oltre il piacere della lettura. ferni
belle, affettuose e generose le tue parole, cara Lucetta. Poco importa a questo punto del soggetto ‘agente’ di questo post. Accostarsi all’opera di Mariella è già di per sé un atto di amore, oltre che un raro privilegio. E sono ancor più felice di dividere questa fortuna con te e con chi altri rende il giusto omaggio a quello che possiamo definire ‘grandioso affresco poetico’.
Ti abbraccio.
al di là del già nutrito – ma, per ovvi motivi, non esauriente – corpo antologico sarebbe davvero auspicabile, come tu suggerisci cara Sandra, vedere alla luce (certo non a fini museificanti, o peggio, ché quello di Mariella è a tutt’ora un grandioso work in progress) un volume concernente l’opera omnia; senza dimenticare la felice produzione in prosa.
chiedendo fin d’ora perdono alle interessate per l’interruzione delle risposte individuali (temo di sottrarre al blog eccessivi tempi e spazi), desidero ringraziare Silvia Rinaldi, Marina Raccanelli, Maria Gisella Catuogno, Margherita Rimi, Lucianna Argentino, alle quali va il mio pensiero più affettuoso, per i calibrati e puntuali interventi.
Infine, un rinnovato ‘grazie di cuore, a quante/i hanno sostenuto questo post. Al piacere di rileggervi nella futura seconda parte.
mirko servetti
Cari e gentilissimi amici tutti, e prima di tutti l ‘ “ospite” più che generoso Mirko, e Roberto, il visivo/visionario artista, e…, e…,
non so davvero come ringraziarvi per il gran mare di stima, affetto, attenzione, sensibile generosità, e via e via, nei confronti di queste mie poesie, di questo mio lavoro in versi, che invero dura da tanto tempo (me immeritevole: non ho fatto altro che tentare di seguire la passione per la parola, mia e altrui, ed obbedirle come sapevo, come potevo…).
Grazie, cari tutti, per questo vostro – umanissimo ancor prima che critico – dono, e un saluto di cuore da
Mariella Bettarini
Pingback: Omaggio alla carriera di Mariella Bettarini « slowforward
particolarmente lieto nell’apprendere dell’evento dedicato all’amica Mariella e rammaricato di non potere presenziare. Inutile aggiungere gli auspici per la piena riuscita della manifestazione.
Sper potere postare presto la terza e conclusiva parte della rassegna antologica.
mirko