Veggio il mondo fallir, veggiolo stolto,
e veggio la virtute in abandono,
e che le Muse a vil tenute sono,
tal che l’ingegno mio quasi è sepolto.
Veggio in odio ed invidia tutto involto
il pensier degli amici, e in falso tuono;
veggio tradito il malvagio dal buono,
e tutto a’ nostri danni il ciel rivolto.
Nessuno al ben comun tien fermo il segno,
anzi al suo proprio ognun discorre seco,
mentre ha di vari affetti il petto pregno.
Io veggio e nel veder tengo odio meco,
tal che vorrei vedermi per disdegno
o me senz’occhi o tutto ‘l mondo cieco.
Laura Terracina, (Napoli 1519) fu membro dell’Accademia degli Incogniti, autrice molto stimata dai contemporanei e i suoi libri di Rime ebbero numerose riedizioni come anche il suo Discorso sopra i primi canti dell’Orlando Furioso. Incerta la data della morte, attorno al 1577, da alcuni attribuita alla mano del marito.
Ma quando è stata scritta, nel ‘500 o… ieri?? 😦
infatti! sembra molto attuale. a.
un lamento di tristezza e sdegno, un’anima orgogliosa ed un ingegno lucido: possiamo sentire il suo grido oltre i secoli
marina
non avevo letto il nome dell’autrice e pensavo che Viola si stesse cimentando in versi aulici ! 😀
Questa: segnalazione che andava fatta.
Apprezzata, Viola.
Può una donna del ‘500 occuparsi di lettere?
Evidentemente sì.
Grazie, Viola.
Rr
A me colpiscono i versi”E che le Muse a vil tenute sono,
tal che l’ingegno mio quasi è sepolto”:in effetti l’uso libero dell’ingegno- e delle Muse- può avere una sua carica dirompente, e allora lo si banalizza, e lo si considera “vile”…
Per il resto,anche le altre annotazioni possono essere ritenute valide al di là delle epoche storiche, mi pare…
Se, così come sono abietta e vile
donna, posso portar sì alto foco,
perché non debbo aver almeno un poco
di ritraggerlo al mondo e vena e stile?
S’Amor con novo, insolito focile,
ov’io non potea gir, m’alzò a tal loco,
perché non può non con usato gioco
far la pena e la penna in me simìle?
E, se non può per forza di natura,
puollo almen per miracolo, che spesso
vince, trapassa e rompe ogni misura.
Come ciò sia non posso dir espresso;
io provo ben che per mia gran ventura
mi sento il cor di novo stile impresso.
Ecco un’altra donna del 500 che si è occupata di lettere: la famosa cortigiana veneziana Veronica Franco.
Da Wikipedia:
La società rinascimentale di Venezia riconosceva due diversi tipi di cortigiane: la cortigiana onesta, ossia la cortigiana intellettuale, e la cortigiana di lume, (più simile alle moderne prostitute), una cortigiana dei ceti bassi, che viveva e praticava il mestiere vicino al Ponte di Rialto. Veronica Franco fu probabilmente l’esempio più celebre di cortigiana onesta, anche se non fu l’unica intellettuale in una Venezia rinascimentale che vantava un’educazione raffinata e annoverava talenti in ambito letterario e artistico. Figlia di una cortigiana onesta, Veronica fu iniziata a quest’arte dalla madre quando era ancora in giovane età ed imparò a usare le proprie doti naturali per ottenere un matrimonio proficuo dal punto di vista finanziario. Si sposò giovanissima con un ricco medico ma il matrimonio finì male. Per mantenersi diventò una cortigiana d’alto rango (le donne veneziane all’epoca avevano poche risorse per guadagnare denaro e vivere decorosamente). Si riporta che un bacio di questa cortigiana costava 5 o sei scudi, il servizio completo 50 scudi. Grazie alle sue amicizie con uomini facoltosi ed esponenti di spicco dell’epoca, divenne ben presto molto conosciuta.
Ebbe persino una breve liaison con il re Enrico III di Francia. Veronica Franco fu inserita nel Catalogo di tutte le principale et piu honorate cortigiane di Venezia.
Da buona intellettuale Veronica Franco scrisse due volumi di poesia: Terze rime nel 1575 e Lettere familiari a diversi nel 1580. Pubblicò raccolte di lettere e riunì sotto forma di antologia le opere di scrittori famosi. Dopo il successo di questi lavori fondò un’istituzione caritatevole per le cortigiane e i loro figli.
Nel 1575, durante l’epidemia di peste che sconvolse la città, Veronica Franco fu costretta a lasciare Venezia e perse gran parte delle sue ricchezze in seguito al saccheggio della sua casa e dei suoi possedimenti. Al suo ritorno nel 1577, si difese brillantemente durante il processo dell’ Inquisizione che la vedeva accusata di Stregoneria (un’accusa comune per le cortigiane). Le accuse caddero.
Secondo le deposizioni, i suoi legami con la nobiltà veneziana contribuirono all’ assoluzione. Dopo questo avvenimento si sa ben poco della sua vita, tuttavia i documenti ancora esistenti provano che anche se ottenne la libertà, perse tutte le ricchezze e i beni materiali. Alla fine anche il suo ultimo benefattore morì, lasciandola senza un sostegno finanziario. Si ritiene che morì in povertà
Sì, il ‘500 è ricco di scrittrici in versi “famose” e oltre Veronica Franco c’è anche Gaspara Stampa, tant’è che in genere nei manuali si parla di “poesia femminile del ‘500”, definizione che mi lascia un pò perplessa attualmente ma che allora forse aveva un senso..ma quello che più mi ha colpito di questo testo è la sua “contemporanità”che giustamente tutte voi avete notato…A parte la presenza di “invarianti” umane egoistiche/egocentriche che forse risalgono al paleolitico penso che vi sia forse anche un forte parallelismo storico..con la scoperta dell’America inizia l’irrilevanza geopolitica dell’Italia..sarà stato così anche con la caduta del muro di Berlino? e quindi l’inizio di una decadenza..ma non sono mai determinista, ci sono sempre Gaspare e Laure e (Veroniche!!!) che tengono alte le bandiere. E c’è sempre chi ha uno sguardo attonito sul crudo che la circonda e lo racconta.. Grazie a Blumy, ma non sono così brava con i versi aulici.. e grazie a tutte per la pazienza e la pazienza che mettete eseguire anche le ave..Viola
sorry, errata corrige: la pazienza è una, l’altra è la passione: “grazie per la pazienza e la passione..”, e di passione c’è sempre bisogno, un abbraccio , Viola
mi piace molto veggiolo stolto 🙂 laura veggiolo stolto anch’io!
Scelta quanto mai appropriata nei confronti di noi “contenporanei”.
Una lettura agile e leggera di fronte a temi e argomenti devastanti. Di una contemporaneità “sfrenata”
Michele
Scelta quanto mai appropriata nei confronti di noi “contemporanei”.
Una lettura agile e leggera di fronte a temi e argomenti devastanti. Di una contemporaneità “sfrenata”
Michele
grazie , mchele, condivido molto lo sfrenata..viola
Il segno che lascia questa “energica” poesia è forte; mi ha lasciata incantata dal tono dolce ma duro e da una melodia funesta e anticipatrice.